20 aprile – Dati e Intelligenza Artificiale in Sanità: questo il titolo del secondo Tavolo del progetto SaluteDomani (qui la diretta).
La proposta
Felicia Pelagalli, ideatrice del progetto e moderatrice del Tavolo, ha aperto l’incontro delineando il quadro della situazione in Italia: il Governo ha lanciato la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale, che si articola in 24 politiche da attuare dal 2022 fino al 2024; e definito il PNRR, che prevede due miliardi di investimento sulla sanità digitale. Tuttavia, nel programma strategico sull’IA, pur essendo la salute citata tra gli ambiti prioritari di applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale, sembra poi scomparire dalle 24 politiche previste nel 2022-2024, declinate solo sulle imprese e sulla pubblica amministrazione.
La sfida proposta al tavolo è dunque quella di pensare a ciò che manca, ovvero a una proposta di applicazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale all’interno dell’ecosistema sanitario, al fine di tutelare la salute dei cittadini.
Per quanto riguarda il PNRR, quattro le misure previste: (1) una piattaforma unica dei dati sanitari (EDS), dove i diversi dati regionali saranno interoperabili e confluiranno in un repository unico dei dati sanitari, con al centro il Fascicolo Sanitario Elettronico; (2) una piattaforma nazionale di telemedicina, dove tutti i servizi di telemedicina confluiranno; (3) servizi di telemedicina, teleconsulto, televisite e telemonitoraggio da applicare nella piattaforma nazionale; (4) competenze di sanità digitale.
Come saranno gestiti e analizzati i dati e come l’intelligenza artificiale supporterà i servizi di Telemedicina?
Il dibattito
Una delle problematiche che è stata maggiormente portata all’attenzione dei partecipanti è stata la fondamentale importanza di creare delle piattaforme che possano rendere accessibili e curati i dati, in modo che siano strutturati per poter essere utilizzati in maniera organizzata e uniforme dai vari enti di ricerca e ricercatori. Emanuele Di Angelantonio, Direttore Health Data Science, della Fondazione Human Technopole, ha posto l’attenzione sulle modalità con le quali il dato grezzo viene collezionato a livello sanitario con scopi di assistenza e di come questo debba poi essere lavorato per poter essere utilizzato per l’elaborazione, al fine di analisi e ricerca. La fase preanalitica è, dunque, fondamentale per poter fare in modo che il dato sia effettivamente utilizzabile. Ciò richiede un centro di competenza che possa realizzare questo processo.
Federico Cabitza, Prof. di Interazione Uomo-Macchina, dell’Università Milano Bicocca, ha portato la proposta di una Telemedicina Aumentata, con servizi ad alto valore aggiunto, parlando in parallelo di una medicina più sostenibile, rendendo più veloci le visite, accorciando le liste d’attesa, abbassando i costi logistici, e gli oneri documentari di cui si deve fare carico l’operatore sanitario tramite l’uso di sistemi di Intelligenza Artificiale.
Un altro degli aspetti fondamentali emersi dal tavolo, ricordato da Cabitza e poi sottolineato da Giorgio Casati, Direttore Generale Asl Roma 2, è la necessità di una visione che possa portare i medici a dare il loro contributo e la loro disponibilità, al fine di ovviare il fallimento di tale esperienza come molte altre che l’hanno preceduta. Marco Bentivogli, Coordinatore Base Italia, ha poi aggiunto che a tale contributo va affiancata una corretta formazione al fine di aumentare le competenze dei medici. Questo poiché il sistema sanitario all’interno del quale si vuole fare utilizzo dei dati e degli algoritmi di IA è un sistema che fa fatica a digitalizzarsi. Giulio Siccardi, direttore dei sistemi informativi Agenas, ricorda la necessità di creare un applicativo informativo sanitario semplice anche per i cittadini, in modo tale che possa essere di facile utilizzo anche per l’utente finale, garantendo un’interfaccia di utilizzo di facile comprensione.
Per realizzare tutto questo, è necessaria volontà politica e l’avvio di un progetto pilota, in cui valutare costo-efficacia, usabilità, adozione e impatto (sui diritti fondamentali). Tale volontà è, come ha ricordato Vittorio Calaprice, rappresentanza in Italia della Commissione Europea, ricorda che tale progettazione è affiancata da una strategia Italiana sull’IA che è allineata a quella Europea.
Anche la Deputata Enza Bruno Bossio ha riportato l’attenzione alla problematica della scarsa accessibilità ai dati sanitari, dovuta anche al fatto che ogni Regione li conserva per sé. Dunque è principalmente un problema di tipo organizzativo. La proposta è, dunque, quella di un polo strategico nazionale, un cloud nazionale, in cui vengano conservati i dati più sensibili forniti da tutte le ASL, messi a fattor comune. Una volta sbloccata la parte burocratico-amministrativa, unitamente agli investimenti del PNRR sulla sanità digitale, allo sviluppo di competenze a livello di imprese e università, e all’interno di un ragionamento di una raccolta di dati all’interno di un cloud, può, secondo la deputata, cambiare qualcosa all’interno del panorama nazionale.
Grande importanza, come attore principale all’interno di tale innovazione, ha l’Agenas, delegata dal ministero della salute a gestire la transizione della sanità digitale e delle misure previste dal PNRR. Tra tali misure, vi è la piattaforma unica dei dati digitali o EDS (ecosistema dati sanitari) come deposito unico dove tutte le Regioni andranno a mettere i dati regionali in un sistema interoperabile; e la piattaforma nazionale di telemedicina.
A fornire indicazioni sul punto della strategia Agenas è l’ingegnere Giulio Siccardi, direttore dei sistemi informativi Agenas. Siccardi ha indicato come la strategia della sanità digitale si stia muovendo su due pilastri: (1) il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina, (2) una riforma con la costituzione dell’Agenzia per la sanità digitale presso Agenas. Tutti i pilastri si devono unire in un’unica architettura che possa permettere di condividere i dati e metterli a disposizione, non solo per migliorare le cure, ma anche per funzioni di governo e di ricerca. Gli investimenti sono 2.5 miliardi, e all’interno di questi Ageas sta per lanciare un progetto di applicazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, integrato con la casa come primo luogo di erogazione delle cure. L’obiettivo, inoltre, è quello di costruire una piattaforma italiana, su modello di altre già esistenti, di proprietà della pubblica amministrazione, che possieda una base dati che aiuti il medico di medicina generale all’interno del contesto della nuova assistenza territoriale nell’erogazione delle cure. Si apre qui il tema della certificazione del dispositivo medico: nel momento in cui l’applicazione entra nell’erogazione delle cure bisogna verificarne anche il livello di certificazione.
Si tratta, all’interno di tale progetto, di una architettura unica per l’acquisizione dei dati. La piattaforma nazionale di telemedicina sarà composta da due parti: (1) i servizi minimi, quali la televisita, la teleassistenza, il telemonitoraggio e il teleconsulto; (2) i servizi abilitanti, che erogheranno i servizi di governo e messa a disposizione dei dati per la ricerca.
Per quanto riguarda la televisita le applicazioni saranno di ausilio al medico in molteplici modi: (1) riconoscendo il comportamento visuale dell’assistito si può aiutare il medico nel segnalare difficoltà di comprensione da parte dell’assistito della domanda o del colloquio di interlocuzione; (2) suggerendo le domande da fare, ma lasciando libertà al medico; (3) suggerendo, in base alla loro conoscenza, delle altre opzioni (di diagnosi) a più alta probabilità. Si tratta di uno dei quattro servizi minimi che fanno parte della piattaforma nazionale.
Giorgio Casati, Direttore Generale Asl Roma 2, ha poi sottolineato l’urgente necessità di fare un salto di qualità, possibile solo se vengono cambiate radicalmente le politiche sulla parte informatica e digitale nelle aziende sanitarie, insieme alla messa a disposizione di fondi e risorse adeguate. Anche Giorgio Ventre, Prof. di Sistemi di elaborazione informazioni, Univ. Federico II Napoli, ha confermato come sia ingombrante il problema legislativo e normativo che porta le Regioni ad essere legate ai dati della sanità, che devono gestire e fornire. Se Ventre da un lato vede dunque con grande interesse la creazione di un deposito nazionale, ricorda però come sia necessario fare un’operazione di scelta con necessari interventi normativi. I soggetti pubblici devono invece affrontare il tema dell’innovazione, cercando di portarla all’interno dei propri processi, percorso che si aggancia al tema delle competenze. Il problema, infatti, non è trovare i talenti che possano gestire i processi informatici all’interno delle ASL, ma è quello di trovare competenze verticali e manager illuminati che siano in grado di voler affrontare questo processo di innovazione, processo non solamente di natura tecnologica, ma anche burocratica. Guido Scorza, Componente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha ribadito come il tema di regolamentare le competenze regionali contro quelle statali non sia affatto secondario. Senza valorizzare e standardizzare il patrimonio informativo pubblico non vi è spazio nemmeno per immaginare l’Intelligenza Artificiale all’interno della sanità. Il primo mattoncino resta dunque la messa a fattor comune del patrimonio informativo pubblico. Di eguale importanza è il tema dei diritti fondamentali, come il diritto alla salute, ma anche la protezione dei dati personali. Fondamentale iniziare sin dalla progettazione, privacy by design. Molto utile questo Tavolo, rendiamolo permanente, propone Guido Scorza.
Oltre all’importanza di mettere i dati in comune e renderli disponibili, presupposto tecnologico e fattuale secondo Giusella Finocchiaro, Università di Bologna, è emersa l’importanza che la messa in comune dei dati sia conforme alla normativa vigente. La strada che è stata proposta da Giusella Finocchiaro è quella di percorrere i nuovi trend normativi che vengono dal regolatore europeo: elaborare un modello che permetta, nel rispetto della protezione dei dati personali, di utilizzare i dati anche per finalità di ricerca scientifica. Anche l’intervento successivo si è concentrato sulla tematica della regolamentazione. C’è bisogno di regolazione sui modelli che contano. Questo quanto ha sottolineato Luca Bolognini, Presidente Istituto italiano Privacy. Vi è il bisogno di basi normative e di regolamentazione. Bisogna chiedere all’Autorità di esserci nella modellizzazione di alcune buone pratiche: anonimizzare i dati, sintetizzarli e come far leva sui consensi e la volontarietà dei dati dei pazienti. Nuovamente Bolognini torna sul tema della sostenibilità, in quanto c’è bisogno di trasformatori e valorizzatori di dati in ottica di Intelligenza Artificiale. Oltre alla tematica della regolamentazione, Enrico Santus, Esperto AI, ha ricordato la necessità di un’IA che deve essere regolamentata in un contesto in cui il numero di leggi sta crescendo ogni anno. Bisogna tutelare il paziente e chiunque utilizzi l’IA, ma non bisogna nel frattempo tagliare le gambe all’innovazione. Per quanto riguarda la centralità del dato, creando un sistema con i dati all’interno di un polo nazionale, Santos spiega che non crede quella sia la direzione necessariamente da prendere, ma una delle direzioni possibili, in quanto l’IA permette anche di tenere i dati all’interno delle regioni, creando delle interfacce che permettano di comunicare tra queste.
Decentralizzazione verso centralizzazione del dato, è stato un dibattito che si è qui aperto. Giulio Siccardi ricorda che i progetti della tessera sanitaria e del fascicolo sanitario elettronico sono stati gestiti centralmente da un’unica società. Ciò funziona in tutta Italia. La decentralizzazione è data anche dalla diversità dei dati raccolti, che sono di una pesantezza tale da essere impensabile una loro centralizzazione. La televisita non centralizza dati, ma va ad attingere lì dove servono. Luca Sambucci, Notizie.ai, si è infine agganciato alla tematica della necessità di personale formato, portata in luce da Casati. Bisogna far percepire il valore di tali innovazioni anche ai medici: non manca la tecnologia, manca l’organizzazione. Le competenze digitali nelle università ci sono, negli ospedali forse meno. Il rischio è quello di venir curati da degli emarginati digitali. Serve infine un finanziamento adeguato a tutto ciò.
Il secondo appuntamento del Tavolo sarà il 18 maggio.
Qui il manifesto del progetto SaluteDomani.