Il tempo del co-design

Provate a immaginare sei incontri, nell’arco di due mesi, con più di quaranta rappresentanti delle Aziende sanitarie, del Parlamento, delle Università, delle Associazioni, Fondazioni, Enti di Ricerca, ecc.

Dodici ore di ascolto, coinvolgimento e co-design tra gli stakeholder, in un dialogo attento tra il mondo della Sanità e quello dell’Innovazione digitale

L’obiettivo di partenza è chiaro: migliorare la vita dei cittadini, tutelando la salute come diritto fondamentale dell’individuo e della collettività, soprattutto ora che la questione della salute si è fatta terribilmente pressante e delicata. La pandemia ha svelato i limiti del sistema, insieme alla solida ed eroica dedizione degli operatori, ed è chiara e forte la domanda sociale di cambiamento dell’ecosistema salute verso un miglior servizio universale, territoriale, di qualità. 

Il digitale può essere strumento? Strumento per essere più vicini alle persone, per aiutarle a monitorare la propria salute, per progredire nella conoscenza e nella lotta ai tumori, per non frammentare l’identità di cittadino in paziente, per alleggerire il costo dell’assistenza sanitaria al fine di  garantirne l’universalità, per prendersi cura di anziani e fragili, per non separare i luoghi di vita (casa, affetti, comunità, territorio) da quelli di cura. Una “rivoluzione copernicana che pone l’abitazione al centro delle politiche rivolte agli anziani, per garantire loro il diritto a non restare soli” sottolinea Mons. Vincenzo Paglia in uno degli incontri.

Nelle dodici ore trascorse insieme ai diversi stakeholder, abbiamo pensato agli ambiti di miglioramento e ipotizzato alcune azioni di intervento. Il lavoro di gruppo non è mai facile: è fatto di confronto, mediazione, soluzioni condivise. Ma la forza delle idee e dell’intelligenza collettiva che ne scaturisce è tale da poter modificare un stato di quiete o di inerzia e produrre cambiamento.

Sono nate alcune proposte che il 4 luglio, su iniziativa della Senatrice Valeria Fedeli, porteremo in Senato nell’evento “SALUTEDomani – Telemedicina, Competenze Digitali, Intelligenza Artificiale“.

Ad ascoltare le proposte, approfondirle, accoglierle o bocciarle, ci saranno le istituzioni italiane ed europee, tra cui:

Maria Cristina Messa, Governo italiano, Ministra dell’Università e della Ricerca. Sarà la competenza a fare la differenza, anche e soprattutto nell’innovazione. La nuova organizzazione sanitaria, il nuovo modo di essere medico e di essere infermiere, il nuovo modo di entrare in relazione con il cittadino e il paziente, richiederanno nuove competenze e un nuovo modo di pensare il percorso di assistenza e cura. In Italia abbiamo un numero di laureati sotto la media europea (soprattutto nelle materie scientifiche) e nell’indice DESI siamo agli ultimi posti per competenze digitali. Per immaginare, disegnare e governare la Salute del XXI secolo c’è innanzitutto bisogno di competenza. Le persone devono essere in grado di comprendere i criteri di funzionamento degli algoritmi e i progettisti devono migliorare i sistemi per evitare errori e mitigare i rischi di uso improprio.

Roberto Viola, Commissione europea, Direttore Generale della DG CONNECT, la direzione generale che elabora e attua le politiche volte a rendere l’Europa pronta per l’era digitale. Quattro i punti cardinali intorno a cui si sviluppa la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030: Competenze (20 milioni di specialisti ICT e convergenza di genere; almeno 80% della popolazione con competenze digitali di base); Infrastrutture (connettività e 5G; cloud; primo computer con accelerazione quantistica); Imprese (75% delle imprese con cloud/AI/big data; raddoppiare gli unicorni dell’UE; Digitalizzazione dei servizi pubblici (servizi pubblici fondamentali: 100% on line; 80% dei cittadini con identità digitale; Sanità: 100% dei cittadini con accesso alla propria cartella clinica).

Molte le novità su: Intelligenza Artificiale (strategia europea e proposta di regolamento – AI Act – il primo quadro giuridico in assoluto sull’AI basato su definizione e livelli di rischio); spazi comuni di Dati (strategia europea e proposta di regolamento – Data Act – rendere disponibili più dati a beneficio di cittadini, imprese, pubbliche amministrazioni, da utilizzare in linea con le norme e i valori UE); High performance computing5GBlockchainQuantum.

Inoltre, il 23 aprile 2022, è stato compiuto un importante passo con il Digital Service Act per assicurare che le piattaforme online siano ritenute responsabili della lotta ai contenuti illegali e dannosi; proteggere meglio gli utenti di Internet; aiutare le piattaforme più piccole a crescere. Luca De Biase, su Il Sole 24 Ore, scrive: “il paradigma normativo passa dalla autoregolamentazione alla co-regolamentazione. Quindi le piattaforme non devono solo stare ai dettami della legge: devono aiutare il legislatore a raggiungere i suoi obiettivi.” Il potere delle grandi piattaforme non sarà più assoluto.

Sandra Gallina, Commissione europea, Direttrice Generale della DG SANTE, la direzione generale che protegge la salute dei cittadini europei e monitora il loro cibo assicurando che sia sicuro. Costruire le basi di una forte Unione Europea della Salute per proteggere la salute dei cittadini, prevenire e affrontare future pandemie, migliorare la resilienza dei sistemi sanitari. Tra le novità, il 3 maggio 2022 è stata presentata la proposta di uno Spazio europeo dei dati sanitari (EHDS) che consentirà alle persone di controllare i propri dati sanitari nel proprio paese o in altri paesi dell’UE; renderà possibile l’accesso a grandi quantità di dati sanitari di alta qualità, fondamentali per lo sviluppo di trattamenti, vaccini o dispositivi medici salvavita, da parte di ricercatori, innovatori, istituzioni pubbliche o industria; promuoverà un vero mercato unico dei servizi e dei prodotti digitali in campo sanitario. Tutto nel pieno rispetto degli elevati standard di protezione dei dati dell’UE. L’interoperabilità e la sicurezza diventeranno obblighi imprescindibili. 

I prossimi anni, da qui al 2030, saranno il decennio digitale d’Europa; decennio in cui governare tecnologie e sistemi di intelligenza artificiale e decidere quale direzione vogliamo prendere come società, come democrazie, come umanità.

Il Programma Next Generation EU e il PNRR rappresentano un’opportunità unica per emergere più forti dalla crisi pandemica, trasformare le nostre società, e realizzare un’Europa che funzioni per tutti.

SALUTEDomani è un progetto ideato da Culture in collaborazione con la Commissione Europea e il patrocinio della Pontificia Accademia per la Vita.

Per ascoltare le proposte, appuntamento il 4 luglio presso la Sala Capitolare del Senato della Repubbllica.

Articolo pubblicato il 26 giugno 2022 nel blog Nòva del quotidiano ©IlSole24Ore
 

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SALUTEDomani in Senato | un grande progetto per promuovere la salute del XXI secolo | 4 luglio 2022

Lunedì 4 Luglio, dalle 09.30 alle 13.00, si terrà in Senato l’evento conclusivo del progetto  SALUTEDomani, dal titolo Telemedicina, Competenze digitali, Intelligenza Artificiale. Il progetto è ideato da Culture, società fondata da Felicia Pelagalli, e organizzato in collaborazione con la Commissione Europea e il patrocinio della Pontificia Accademia per la Vita

I relatori. L’evento, portato in Senato su iniziativa della senatrice Valeria Fedeli, vedrà l’intervento in presenza della Ministra dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa,  del Presidente della Pontificia Accademia per la vita, Mons. Vincenzo Paglia, del  Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea Antonio Parenti, del Direttore Generale DG CONNECT – Commissione Europea Roberto Viola, della Direttrice Generale DG SANTE – Commissione Europea Sandra Gallina.

Inoltre, interverranno in presenza, il Capo Dipartimento per la trasformazione digitale Mauro Minenna, il Direttore Generale AGENAS Domenico Mantoan, il Capo della Segreteria Tecnica del Ministro della Salute Antonio Gaudioso. 

L’evento rappresenta un importante momento di ascolto istituzionale, a conclusione di un percorso di confronto svolto attraverso tre Tavoli Tecnici nei mesi di Aprile e Maggio 2022.

Durante l’evento, infatti, saranno presentate le tre proposte elaborate dai Tavoli:

1. La casa come primo luogo di assistenza e cura, la Telemedicina, la proposta sarà presentata da Narciso Mostarda, Direttore Generale Ospedale San Camillo.​​

2. Dati e intelligenza artificiale in Sanità, la proposta sarà presentata da Giorgio Casati,  Direttore Generale ASL Roma.

3. Sviluppare cultura e competenze digitali, la proposta sarà presentata da Maria Carla Gilardi,  Università Milano-Bicocca e Sergio Pillon, Coordinatore per la Trasformazione Digitale ASL Frosinone.

I tre Tavoli di preparazione delle proposte, portate in Senato, hanno visto la partecipazione di più di 40 stakeholders.

 

Le opinioni e i contenuti espressi nell’ambito dell’iniziativa sono nell’esclusiva responsabilità dei proponenti e dei relatori e non sono riconducibili in alcun modo al Senato della Repubblica o ad organi del Senato medesimo.

L’accesso alla sala – con FFP2 raccomandata, obbligo di abbigliamento consono e, per gli uomini, obbligo di giacca e cravatta – è consentito fino al raggiungimento della capienza massima.

Salute Domani, la trasformazione digitale secondo il Pnrr

26 maggio – L’intervista rilasciata da Felicia Pelagalli alla Rivista Medico e Paziente

L’aggiornamento tecnologico e digitale del nostro sistema sanitario è uno degli obiettivi principali della Missione 6 (quella che riguarda la salute) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questo passaggio fondamentale per il nostro sistema sanitario è il tema di Salute Domani, una serie di web talk organizzati da Culture srl, società di ricerca e comunicazione, in collaborazione con la Commissione Europea, con il patrocinio dell’Accademia Pontificia per la Vita. Il primo incontro virtuale di Salute Domani sulla Digital Health ha affrontato il quadro delle misure specifiche per la sanità digitale indicate nel Pnrr:

Quattro misure per la Digital Health

La prima misura è riferita all’Ecosistema dei dati sanitari (EDS), una piattaforma di Data Repository centralizzata, dove andranno a confluire tutti i dati trasmessi dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie, dagli enti del Servizio Sanitario Nazionale. La piattaforma sarà alimentata dai dati rilasciati dal sistema Tessera Sanitaria. Il Fascicolo Sanitario Elettronico diventa quindi, così implementato, il focus del governo della sanità digitale, con nuove linee guida per una interoperabilità regionale e nazionale sotto il coordinamento e controllo di Agenas, allineato con i sistemi di interoperabilità anche in ambito europeo.

La seconda misura è la Piattaforma Nazionale di Telemedicina dove confluiranno tutti i servizi di telemedicina sul territorio nazionale.

La terza misura sulla telemedicina nasce dalla Conferenza Stato-Regioni, in seno alla quale sono state scelte due regioni, la Puglia e la Lombardia, per fare da ‘apripista’, al fine di sviluppare piattaforme verticali di telemedicina. Queste due regioni svilupperanno applicazioni pilota, con televisita, teleconsulto, telemonitoraggio e telecontrollo.

La quarta misura è riferita alle competenze di sanità digitale. Il Ministero della Salute, il Ministero della Transizione digitale e Agenas, quest’ultima delegata specificatamente alla sanità digitale, dovranno sviluppare tali competenze, con la formazione per i cittadini, che dovranno essere in grado di utilizzare gli strumenti di sanità digitale, per gli studenti e per gli specializzandi in medicina e per l’intera organizzazione delle professioni sanitarie.

Creare un corretto scambio di dati sanitari a vantaggio dei cittadini

Per trasformare la sanità di oggi, oltre a guardare alle infrastrutture e alla medicina territoriale si dovranno considerare quelle tecnologie digitali in grado di aiutare a raggiungere meglio e più velocemente gli obiettivi di tutela della salute del cittadino”.

Lo afferma Felicia Pelagalli, CEO di Culture srl, che aggiunge:

“Mettere a fattor comune i dati è un passaggio importante, ma non significa necessariamente centralizzare. I dati possono essere anche decentralizzati, sarà poi l’algoritmo a prenderli, secondo le necessità. L’importante è creare delle porte di entrata e di uscita.”

“È necessario un repository  – spiega Pelagalli – che utilizzi gli stessi linguaggi, che consenta di far ‘parlare’ tutti i depositi regionali di dati, per cui, il cittadino paziente che passa dall’ospedale di Milano all’ospedale di Napoli, ad esempio, non abbia necessità di portarsi dietro i faldoni di carte e di esami, con la sua storia clinica. Il percorso di cura dovrà essere accessibile in qualsiasi Regione il paziente si trovi. Tutto ciò dovrà anche essere allineato alle linee guida europee. Così come accade con la nostra tessera sanitaria, che ci consente di accedere a tutti i servizi in Italia ed in Europa”.

Intelligenza artificiale e diritti umani

Quando si parla di dati sanitari, di telemedicina e di utilizzo dell’intelligenza artificiale entrano in gioco questioni che vanno al di là dell’aspetto organizzativo dei sistemi sanitari. Come sottolinea Pelagalli:

È necessario rendere l’IA affidabile ed in linea con i valori europei, quindi con la tutela dei diritti umani. Questo è il punto davvero importante”.

“Gli Stati Uniti – spiega Pelagalli – stanno sviluppando l’intelligenza artificiale in una condizione di deregolamentazione e di grande sviluppo commerciale, vedasi le 5 grandi aziende che si occupano di IA e di sviluppo digitale in quel Paese. Quindi, gli USA hanno un modello molto liberale e orientato allo sviluppo commerciale. La Cina, invece, ha un modello statale che tende a controllare i propri cittadini. In mezzo c’è l’Europa, che è caratterizzata da una cultura di attenzione ai diritti umani e alla loro tutela. L’intelligenza artificiale che si sta sviluppando in Europa dovrà necessariamente essere basata su regole certe, di cui i cittadini si possano fidare, e che rispettino i diritti umani fondamentali”.

Un’idea di come in Europa si stia lavorando su questi aspetti si può avere leggendo la bozza dell’Artificial intelligence act (The AI Act).

Dati e Intelligenza Artificiale – 18 maggio – seconda Tappa SALUTEDomani

Il progetto SALUTEDomani per un PNRR partecipato.

Il 18 maggio, si è svolta la seconda tappa del Tavolo Dati e Intelligenza Artificiale dedicata allo sviluppo dei sistemi di Intelligenza Artificiale nell’ecosistema Salute. Felicia Pelagalli, Culture, accoglie gli ospiti del Tavolo presentando la proposta, scaturita dai lavori dell’incontro precedente, di sviluppare sistemi di Intelligenza Artificiale centrati sull’esperienza utente e sulla relazione medico-paziente.

Federico Cabitza, Prof. di Interazione Uomo-Macchina, Università Milano Bicocca, illustra il lavoro che ha portato alla stesura del documento condiviso e le tre sezioni di cui si compone:

  1. Patient journey
  2. Deep medicine
  3. Human-centered design. 

Secondo Cabitza bisogna: “allineare tutti gli attori, tutti gli stakeholder, e cogliere questa occasione di investimento per migliorare la sanità, pur mantenendola fortemente incentrata sull’essere umano; non snaturandola e non rendendola una disciplina basata sui dati”. Si tratta dunque di una sfida aperta, senza risposte predefinite, ma la speranza, per Cabitza, è di aver posto alcune domande utili a creare uno spazio di confronto per trovare cosa sia prioritario e su cosa andrebbero concentrate maggiormente le nostre attenzioni.

Giulio Siccardi, Direttore UOC “Sistemi informativi” AGENAS, aggiorna il Tavolo sulle novità legate ai progetti del PNRR, del quale Agenas è attuatore. E’ stato appena pubblicato un documento sui punti di raccordo e di contatto tra il progetto del Fascicolo Sanitario Elettronico e la Piattaforma di Telemedicina. Inoltre, Agenas sta lavorando a un progetto pilota sull’Intelligenza Artificiale per la medicina del territorio.

Riguardo la user experience Siccardi ammonisce così il Tavolo: “noi pensiamo molto spesso, quando introduciamo un qualunque sistema, alla necessità di formare il personale nell’utilizzo. Più la formazione sarà pesante più pensiamo sarà un successo. In realtà più la formazione è pesante, più significa che abbiamo meno investito nella progettazione della user experience e quindi vuol dire che è più complesso l’uso di questo applicativo o di questo nuovo sistema”. Dunque “è importantissimo investire nello studio e nella progettazione e nell’analisi della user experience, ma elemento fondamentale è la fiducia, cioè raccogliere non solo i fabbisogni, ma fare in modo che gli utenti abbiano fiducia nel nuovo sistema; fiducia che basa la sua costruzione su meccanismi di trasparenza.” Proprio riguardo alla trasparenza l’Agenas sta lavorando a un grande progetto, lo sviluppo del Portale della trasparenza.

Giorgio Casati, Direttore Generale Asl Roma 2, si è complimentato in merito al documento condiviso, in quanto “coglie degli aspetti che sono sicuramente centrali, dà una visione del futuro e concentra l’attenzione sulla persona, punto di merito in assoluto. Se ne parla da tempo di fare questo passaggio dalla malattia alla persona, è arrivato il momento.” Casati ha auspicato poi, nell’approfondimento del documento, “un contenuto propositivo concreto, con la rappresentazione di quelli che sono gli step per arrivare a quel traguardo, e sarà proprio lì che bisognerà dettagliare aspetti anche di natura tecnica”. Per quanto riguarda la presa delle decisioni da parte di sistemi che intervengono in condizioni di emergenza e sulla base dei dati, vi è stato un augurio di prudenza e di attenzione a dinamiche che vanno assolutamente governate,  “essendo presente il tema della responsabilità medica e della responsabilità infermieristica”. Casati ha infine ricordato la necessità dell’utilità percepita, “il nuovo servizio sarà adottato solo se percepito come utile, da sola la trasparenza non basta.” Ricorda infatti quanto sia importante che le persone percepiscano come possa cambiare la loro vita, in termini di vantaggi concreti ed immediati.

Vittorio Calaprice, Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, presenta al Tavolo lo spazio europeo per i dati sanitari (European Health Data Space), proposto dalla Commissione Europea con l’obiettivo di “dare ai cittadini la possibilità di gestire e accedere con facilità ai propri dati e di averne il pieno controllo, favorire l’interoperabilità di questi dati, e favorire il fatto che poi questi dati seguano il cittadino europeo quando si troverà a spostarsi in altri paesi”. Questo dal punto di vista economico si traduce sia come investimento nella gestione dei dati, che risparmio e aiuto alla ricerca, fermo restando che “il tema della sicurezza dei dati sarà garantito all’interno di questo spazio europeo”. Nel campo della ricerca, infine, “avere una quantità di dati così elevata, raccolti dai vari Stati e in qualche modo coordinati dall’Unione Europea, favorisce il miglioramento di tutti gli aspetti riguardanti l’innovazione”.

Enrico Santus evidenzia i concetti di desiderabilità e fattibilità: “dal punto della desiderabilità abbiamo sia la parte dell’utente che va a utilizzarlo, quindi i medici e la loro preparazione, che il valore del paziente. Se non studiamo la user experience a sufficienza andiamo a intaccare allo stesso tempo sia la desiderabilità che la fattibilità del prodotto”. Santus ricorda come “i medici debbano essere liberati dal lavoro burocratico per essere più vicino all’uomo, per prendersi cura dell’essere umano”. 

Barbara Caputo, Prof.ssa di Data Science and engineering, Politecnico di Torino, richiama l’attenzione sull’acquisizione e sull’equilibrio dei dati. Afferma infatti: “Se vogliamo un’Intelligenza Artificiale che sia veramente aperta a tutti i cittadini e che risponda a tutti i loro bisogni dobbiamo fare attenzione che i dati utilizzati per addestrare questi algoritmi siano rappresentativi di tutti.” Poi mette in guardia sulla possibilità che si vada ad amplificare il digital divide a causa del fenomeno inevitabile per cui i cittadini che per primi andranno ad utilizzare questi sistemi saranno quelli i cui bisogni saranno più soddisfatti, perché forniranno più dati. 


Il documento è stato ugualmente definito “impressionante” da Luca Bolognini, Presidente Istituto italiano Privacy, che ha apprezzato il fatto che sia stato toccato il tema della valutazione d’impatto in senso ampio, quindi in senso etico a largo spettro, considerando tutti i diritti e libertà fondamentali rilevanti. E ha ricordato che “Le idee e gli obiettivi posti avranno anche bisogno di un monitoraggio costante e continuo“. Per Bolognini è infine fondamentale l’osservazione attenta della privacy: “essenziale il coinvolgimento proattivo del Garante della Privacy su questi temi”. Per quanto riguarda la conciliazione tra spazio italiano ed europeo, Bolognini augura una ricerca  di coerenza ed armonia tra i frameworks.

SALUTEDomani è un progetto di Culture in collaborazione con la Commissione europea e con il patrocinio della Pontificia Accademia per la Vita.

Scopri di più su: http://culturesrl.eu/salutedomani/

Felicia Pelagalli e Sara Michielin

Competenze Digitali – 11 maggio – seconda Tappa SALUTEDomani

Non è pensabile una trasformazione digitale senza competenze.

Si è svolta mercoledì 11 maggio la seconda tappa del progetto SALUTEDomani dedicata alle Competenze Digitali in Sanità. Il tema, maturato nell’incontro precedente, è stato riepilogato da Felicia Pelagalli, Culture: creare una Community di Digital Health Champions, referenti per il governo clinico della trasformazione digitale in sanità.

Assuntela Messina, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale, ha aperto il tavolo offrendo il proprio sostegno all’iniziativa che ritiene interessante in primo luogo per la tematica, definita  “una delle frontiere più promettenti all’interno del processo di digitalizzazione” e in secondo luogo “per il metodo scelto, ossia attraverso uno spazio d’incontro tra attori che vivono lo stesso intendimento e urgenza d’azione”. Per la Sottosegretaria le tematiche del Tavolo Competenze Digitali sono “opportunità che guardano a quel processo complessivo di rinnovamento della sanità che è già dentro il PNRR”. La resa pratica di queste opportunità si avvia “verso un modello di cura e assistenza ancora più incentrato sulla comunità, sui territori, e quindi sulle persone. Tutto questo partendo dalle potenzialità della tecnologia nel guardare, in maniera ancora più precisa, a quelli che sono i bisogni specifici delle persone e offrire risposte ancora più rapide ed efficaci”. Secondo la Sottosegretaria, infatti, “non possiamo immaginare la transizione digitale come un asettico momento di trasformazione delle procedure e dei processi, né come un aggiornamento soltanto in chiave innovativa dei servizi di assistenza. È invece necessario guardare a questo processo come a un insieme di cambiamenti ampi, trasversali, e che presuppongono quella condivisione e quel nuovo sistema di relazioni per abbracciare una cultura che sia radicalmente rinnovata”. La Sottosegretaria Messina ha poi ribadito che “quando parliamo di digitalizzazione della sanità stiamo parlando di un tema urgente, importante, che guarda alla necessità di creare una sinergia ancora più effettiva non solo tra il medico e il paziente, ma anche tra l’idea che si ha della sanità e quelli che sono effettivamente i bisogni”. Tema fondamentale è, dunque, quello delle competenze, “conditio sine qua non per partire se vogliamo davvero creare una comunità digitale inclusiva, all’interno della quale tutti si possano riconoscere e si vedano riconosciuti“. Altro punto vitale per la Sottosegretaria è stato il fare rete, inteso come “capacità di mettere in relazione obiettivi, strategie, monitoraggio delle azioni”. 

Il futuro della sanità è digitale proprio per il grande contributo che la tecnologia offre anche a quest’ambito”. Sostanziali i seguenti punti:

  • investire in nuovo personale e sulla formazione di quello attuale;
  • potenziare i presidi sanitari rendendoli più efficienti;
  • riorganizzare la medicina del territorio per sfruttare le vaste applicazioni della tecnologia.

Bisogna dunque “lavorare all’unisono in questa direzione, attraverso un utilizzo sano e democratico della digitalizzazione, come opportunità per fare un servizio alla nostra comunità e rendere il nostro Paese più competitivo, più veloce e anche più sano”.

Andrea Lenzi, Presidente CNBBSV Presidenza del Consiglio, ricollegandosi all’introduzione della Sottosegretaria Messina, ha rimarcato il concetto di democrazia sanitaria, affinché lo sviluppo digitale sia valido e uguale per tutti e non sia frammentario. Per quanto riguarda la formazione dei Digital Health Champions il Prof. Lenzi ha dichiarato che le università sono pronte ad accogliere la loro formazione. Vi sono infatti già corsi di Medicina and Technology all’interno dei quali sono presenti competenze di ingegneria e di informatica. “La formazione dei Digital Champion avrà a che fare non solo con i nativi digitali, ma anche con la preparazione di chi è già sul territorio, unitamente ad un’alfabetizzazione digitale del cittadino”. Per quanto riguarda la certificazione dei nuovi Digital Health Champions vi è una flessibilità a seconda della necessità di formazione. “L’università può rilasciare il titolo e una parte della formazione potrà svolgersi anche nelle strutture sanitarie”.

Maria Triassi, Presidente Scuola di Medicina Università Federico II di Napoli, per quanto riguarda la delineazione della figura del Digital Health Champion, ha definito tale figura come “un professionista della sanità che si forma con un corso di alta formazione o di perfezionamento”. La Prof.ssa Triassi ha inoltre ribadito l’importanza di non tralasciare la deontologia professionale, la privacy e l’utilizzo dei Big Data in Medicina, che devono essere tra i contenuti della formazione. Rossana Ugenti, DG professioni sanitarie Ministero della Salute, ha poi posto l’interrogativo riguardo l’inquadramento a livello contrattuale del Digital Health Champion. “Stiamo creando qualcosa di nuovo o sono già profili di per sé inquadrati secondo i contratti vigenti, cui però viene data un’ulteriore qualificazione? Tale qualificazione che valore aggiunto porta alla struttura e alla persona?”. Al riguardo Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale presso Asl Frosinone, ha ipotizzato un profilo di laurea specialistica, normalmente inquadrata in sanità con un contratto di dirigenza, all’interno della direzione strategica. “Delle persone, già inquadrate all’interno delle aziende sanitarie, possono, attraverso la formazione, diventare dei motori per il cambiamentoIl profilo ricercato resta dunque alto, di una persona che ha già esperienza all’interno delle aziende sanitarie”.

Felicia Pelagalli ha sintetizzato quanto sopra mettendo in risalto come il disegno principale sia quello di “persone già in struttura, da formare, dentro una comunità di Digital Health Champions. La community è la parte più importante perché è vero che gli individui sono più deboli delle strutture, ma se l’individuo fa parte di una comunità questa riesce a tenere [a bada] l’inerzia della struttura e a farla evolvere”. Giulio Siccardi, Direttore UOC Sistemi informativi AGENAS ha invece evidenziato alcuni punti da valorizzare. “La sanità ha una sua specificità. Un uomo solo al comando non può trasformare e salvare l’azienda, c’è bisogno di una squadra composta a più livelli sia all’interno della singola azienda che una squadra formata da una comunità di pratica in cui i Digital Champions delle diverse aziende si scambiano informazioni. Si tratta dunque di figure con diverse professionalità, un team formato con le diverse competenze”. Rossana Ugenti si è poi dedicata al chiarire che la platea a oggi coinvolta nella formazione prevista dalla Missione 6, Componente 2, del PNRR è costituita sostanzialmente da “coloro che ricoprono ruoli di management e middle management nell’ambito del servizio sanitario nazionale, al fine di formare competenze manageriali e digitali”.

Maria Carla Gilardi,  Ordinario Bioingegneria, Università Milano-Bicocca, si è detta soddisfatta della trasformazione negli interventi del Tavolo, “nella precedente riunione erano idee, considerazioni partendo da un problema, con qualche idea di proposta, mentre in questa seconda tappa si sta affrontando l’idea del Digital Health Champion con aspetti di tipo operativo e programmatico”. 

Eugenio Santoro, Capo Laboratorio di Informatica Medica, Istituto Mario Negri, ha evidenziato alcune parole chiave: 

  • il coinvolgimento del paziente nell’impiego degli strumenti, creando l’engagement affinché questi vengano utilizzati;
  • sistemi basati sul supporto alle decisioni, aspetto che sarà sempre più disponibile all’interno delle strutture;
  • la valutazione degli outcome dei progetti di salute, le persone che si formano devono essere in grado di poter scegliere, decidere e selezionare quando è il caso di mettere a disposizione degli strumenti per certe tipologie di pazienti, aree mediche, patologie.

Sempre per quanto riguarda la definizione del profilo dei Digital Health Champions Giulio Siccardi ha ricordato che il fattore tecnologia è sicuramente abilitante, ma non sufficiente. Al riguardo Felicia Pelagalli ha sottolineato l’importanza delle competenze di base che il cittadino-paziente deve maturare per poter fruire dei servizi di telemedicina e digital health a cui il PNRR sta lavorando.

Maria Carla Gilardi ha infine indicato l’evoluzione della transizione come processo graduale: “prima di arrivare ad un team probabilmente la soluzione oggi più praticabile potrebbe essere quella di una figura nello staff del DG che possa trovare un ruolo e un riconoscimento ed essere formata a questo tipo di obiettivo. Ciò potrebbe avviare il processo di trasformazione per evolvere poi eventualmente anche nel team più completo”. “Importante sottolineare che tale figura ha competenze provenienti dal mondo della sanità”, è la professione medica che si evolve e non è un ingegnere che si affianca alla professione sanitaria. A chiusura dell’incontro Eugenio Santoro con il tema delle competenze, definito fondamentale: “se non si riescono a formare le competenze il rischio è di andare verso una trasformazione disordinata”. 

SaluteDomani è un progetto di Culturesrl in collaborazione con la Commissione europea e il patrocinio della Pontificia Accademia per la Vita.

Felicia Pelagalli e Sara Michielin

Fragilità – TrustTalk 28 aprile – SALUTEDomani

“La forza della fragilità è quella di comprendere che la cura vicendevole, il prendersi per mano gli uni gli altri, è ciò che rende possibile l’accoglienza umana lieta nel nostro pianeta. Il prendersi cura è il futuro che dobbiamo scegliere, che dobbiamo decidere di perseguire, in quanto non istintivo”.

Mons. Vincenzo Paglia

Giovedì 28 aprile, ospiti del Dicastero per la Comunicazione di Vatican News,  si è svolto un nuovo incontro del ciclo Trust Talk, dal titolo: “Fragilità”. L’evento, inserito all’interno del progetto di Culture SaluteDomani, ha avuto come ospiti Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita; la Senatrice Valeria Fedeli, Commissione tutela diritti umani; Federico Fubini, Vicedirettore del Corriere della Sera. Moderatrice dell’incontro Felicia Pelagalli, Founder Culturesrl.

Numerosi i temi trattati, aventi tutti come filo rosso la tematica della fragilità: pandemia, disuguaglianze, demografia, politiche e strumenti per la cura degli Anziani e fragilità geopolitiche.

,“Dovremmo apprendere la lezione della fragilità come forza. Perché la fragilità consente a tutti noi di vivere quelle dimensioni di attenzione e di sensibilità, verso una solidarietà che unisce, e ci rende quindi più forti”. Da tale riflessione di Mons. Vincenzo Paglia e dal suo libro “La forza della fragilità”, ha preso avvio l’incontro.

Fragilità geopolitica

Una delle tematiche affrontate è stata quella della fragilità geo-politica relativa al conflitto russo-ucraino. Mons. Paglia ha affermato la necessità di una maggiore energia, da parte della politica, per una fine immediata della guerra. Politica che al momento sembra assente, troppo presa sulla via delle armi e pochissimo sulla via dell’incontro e del dialogo. 

Parlando delle diplomazie la Senatrice Valeria Fedeli ha manifestato come l’Europa e la Nato stiano vivendo un momento grande difficoltà, dato dal fatto che la Federazione Russa stia subendo le scelte fatte in materia di sanzioni, ma non le consideri sufficienti al fine di giungere a dei negoziati. Con l’auspicio che vi siano ulteriori sanzioni che portino ad un tavolo di negoziato, l’ex ministra ha inteso che, in concomitanza con il Talk, si sta discutendo di ulteriori invii di armi in termini difensivi per sostenere la resistenza ucraina. Al termine dell’incontro vi è stata poi una riunione della Commissione Straordinaria Diritti Umani con uno dei giudici della Corte dell’Aja: “non bisogna essere neutrali da questo punto di vista: operare per la pace, ma non sfuggendo ad un dato di realtà”. 

Un altro tema trattato è il costo dell’energia, che va portato avanti sostenendo imprese e famiglie. Vedere la Comunità Europea dividersi è, per la Senatrice, uno degli obiettivi di Putin. L’Europa deve innovarsi, al fine di formare un insieme di Stati che si organizzino da un punto di vista politico, economico, di difesa e dell’istruzione europea, quest’ultimo punto per un’educazione alla pace. Nello stesso tempo c’è anche un rapporto che va costruito e mantenuto con la Nato. L’obiettivo è comune: impedire che questa guerra prosegua e sostenere e difendere chi è stato aggredito. 

Secondo Mons. Paglia il problema principale risiede nella povertà di visione che frena i pensieri e spinge a scelte che non sono all’altezza.  È debole una visione planetaria che è invece indispensabile e che solleciterebbe una politica più attenta. Vi è poi una chiara assenza di prospettive, intese queste come visione derivante da documenti come Laudato sii e Fratelli tutti. “Le idee sono forti, non è vero che le bombe sono più forti. Bisogna ridare spazio ai pensieri e alle visioni, perché se mancano queste è facile che gli altri strumenti prevalgano”.

La fragilità degli anziani

La tematica legata alla fragilità degli anziani ha preso avvio dall’intervento di Felicia Pelagalli, che ha ricordato come la prospettiva di vita si sia allungata, portando con sé una dilatazione dell’età della vecchiaia. “Bisogna, dunque, riscoprire la forza del popolo degli anziani”. È proprio per questo popolo di anziani che Mons. Paglia si trova a lavorare e agire in maniera rivoluzionaria all’interno della Commissione istituita dal ministro Speranza al Ministero della Salute prima e in un comitato interministeriale a palazzo Chigi poi. Felicia Pelagalli ha poi annunciato che tale Commissione sta preparando un disegno di legge delega che curi le politiche che si occupano degli anziani. Mons. Paglia racconta il nuovo popolo degli anziani, per il quale non c’è pensiero politico, culturale, sociale, economico o spirituale. È necessario programmare un nuovo orizzonte, creando nuove condizioni per un Paese che si trova ad essere il secondo più anziano al mondo dopo il Giappone e il più anziano in Europa. 

Una delle politiche pensate è la centralità della domiciliarietà : gli anziani devono poter restare a casa senza essere sradicati, al fine di evitare di togliere loro la memoria, i punti di riferimento e la speranza. “L’Italia può dunque divenire un esempio di come le società debbano farsi carico dei propri anziani con orgoglio, sapendo che la vecchiaia non è solo un peso, ma anche un’enorme risorsa”

La crisi demografica tra trade off e crisi demografica

Federico Fubini ha offerto, all’interno del Talk, una prospettiva più ampia. Ha ricordato, infatti, come da una quindicina di anni ci stiamo confrontando con delle forme di crisi epocali che per lunghi periodi nel dopoguerra la generazione dei baby boomers non aveva affrontato né si aspettava di affrontare. Secondo Fubini ci sono state infatti tre crisi macroscopiche: la crisi del debito, la pandemia, la guerra, mentre nel frattempo continuiamo ad avere una crisi dei nostri modelli politici. Tutti questi fenomeni mettono in discussione la cornice che credevamo acquisita. “La crisi demografica invece è diversa e molto più silenziosa, fino al momento in cui non avrà un picco”. 

Prendendo le macro crisi sopra citate e cercandone un punto in comune, Fubini lo individua nel presentarsi di tutte queste sotto forma di trade off, ossia la necessità di scegliere sacrifici subito, nella speranza di avere benefici più avanti nel tempo. Ciò si è tradotto rispettivamente all’interno della crisi finanziaria nel dibattito sulle riforme e sull’austerità; per quanto riguarda il Covid si è presentato nella forma dell’accettazione da parte della società del primo lockdown e poi nell’affrontare l’incognita di un vaccino nuovo. Con la guerra siamo nuovamente di fronte a dei trade off, ossia nella scelta di rinunciare a stili di vita e ad una parte del nostro benessere economico almeno nel breve periodo, riducendo i consumi di energia per cercare di privare di risorse il paese aggressore. Tuttavia “se tali macro crisi ci mettono di fronte al dover accettare delle scelte, la questione demografica non sta venendo trattata perché non vogliamo in qualche modo affrontare i trade off che queste questioni comportano in termini di welfare e di convenienze”. Il dibattito è necessario e auspicato da Fubini affinché questa crisi, per ora strisciante, non sfoci in una problematica conclamata.  

Pandemia Covid-19

Per Mons. Paglia la riflessione sulla fragilità ha preso luogo durante la pandemia, in quanto il virus, in maniera quasi chirurgica, ha mostrato “l’ineliminabile fragilità sia di noi umani che delle istituzioni”. 

ValeriaAnche secondo la Senatrice Valeria Fedeli la pandemia ha scoperchiato un punto di fondo, ossia il fatto che la fragilità umana è un elemento che deve diventare una lettura nuova delle politiche pubbliche. Per la Senatrice è inoltre “necessaria una visione orizzontale del valore del significato dei diversi tempi di vita e del fatto che ciascuno di questi una risorsa, anche dal punto di vista delle modalità in cui si costruisce comunità”.

Per quanto riguarda i passi che sta facendo la politica la senatrice Fedeli ha annunciato con orgoglio come capogruppo del partito Democratico nella Commissione straordinaria diritti umani il fatto che sia stata votata una mozione che riprende esattamente tutto ciò che l’audizione di Mons. Paglia ha offerto. A breve il disegno di legge dovrebbe essere affrontato in sede di Consiglio dei Ministri, per poi trovare le forme affinché arrivi anche in Parlamento. Si tratta di un terreno unitario, con la condizione quindi di poter depositare un disegno di legge a firma di tutte le forme politiche a favore del tema complesso come quello dell’anzianità. Bisogna dunque ripensare strutturalmente la condizione degli anziani, e che cosa ciò significa per la società dal punto di vista economico, culturale, dell’opportunità. Per la Senatrice, dunque, la fragilità è “una forza e un’opportunità per ridisegnare il nostro modo di convivere”. Anche per Felicia Pelagalli “nel momento in cui vediamo che la fragilità è forza e ha valore, andiamo a riconoscere questo stesso valore al popolo degli anziani”.  Attuare quanto portato all’interno del Talk comporta però una grande forza innovatrice: “crederci, non fermarsi, ed agire insieme alla politica affinché tutto ciò diventi attuazione”.

Per Mons. Paglia va infine ricompresa, attraverso la riflessione sugli anziani, tutta la filiera delle generazioni. 

“Quando diciamo che si è allungata la vita, in realtà significa che si è allungata la vecchiaia, un’età che ovviamente avrà poi come risvolto una fragilità ineliminabile e dunque da custodire ed aiutare. C’è una visione da sconfiggere in origine, quella che pensa che il pieno dell’umano sia la giovinezza. Si tratta di un pensiero che fa fatica a sparire. Il peggior nemico della vecchiaia è l’idea che ne abbiamo. Ad oggi la vecchiaia è un naufragio, è una debolezza, è scarto. Ecco perché c’è bisogno di una rivoluzione culturale ampia”. 

Mons. Paglia conclude affermando che il mito dell’autosufficienza, che noi dobbiamo scartare per forza di cose quando si è piccoli e quando si è vecchi, è pericolosissimo, perché frammenta, polverizza le relazioni, e mette sull’altare il culto dell’io. La fragilità è dunque una condizione di tutti: c’è bisogno che le generazioni riscoprano il bisogno del legame l’una con l’altra. 

Qui la registrazione integrale dell’incontro:

Fragilità e Telemedicina – 28 aprile – SALUTEDomani

Giovedì 28 aprile ha avuto luogo il terzo Tavolo del progetto SALUTEDomani, dedicato alle tematiche della Fragilità e Telemedicina, con particolare attenzione alla casa come primo luogo di assistenza e cura. Numerosi e ricchi gli interventi dei relatori presenti, guidati dalla moderazione di Felicia Pelagalli, fondatrice di Culture.

La proposta

La proposta emersa dal Tavolo è quella di elaborare un progetto di cura, sia politico che sanitario, per tutte quelle figure che si inseriscono all’interno dello spettro della Fragilità.

Una delle tematiche centrali è la casa come primo luogo di cura. Gli obiettivi sono quelli di  ridare vita alle relazioni attorno alla domiciliarità, favorire il cohousing, i ponti intergenerazionali e alleviare le fatiche delle famiglie, spesso identificate come primo luogo di caregiving. Fondamentale è risultato essere lo sviluppo della telemedicina, strumento essenziale per il favorire la prevenzione e l’assistenza a domicilio per i pazienti che abbiano difficoltà nello spostarsi.

All’interno di questa proposta è emersa con forza anche la parola chiave “comunità”, intesa questa come cittadinanza attiva e consapevole. Necessaria anche la capacità di avviare dei processi che riguardino i territori dal punto di vista culturale per favorire processi di innovazione sociale. 

Perno della proposta è anche la persona come valore attorno al quale si possa concentrare la Cura, con l’obiettivo di semplificare la vita del paziente, questo ponendo al centro di tutto i suoi bisogni specifici ed individuali. Tale passaggio va di pari passo con la necessità che si sviluppi una solida medicina digitale, insieme alla possibilità di digitalizzare la storia del paziente.

Il dibattito

Ha aperto il dibattito Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, ospite di fondamentale importanza nella definizione di una nuova visione del “popolo degli anziani”. Mons. Paglia ha infatti presieduto la Commissione per la riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana, istituita presso il Ministero della Salute da Roberto Speranza, e il Comitato di coordinamento interministeriale presso la Presidenza del Consiglio. Come spiegato da Paglia stesso, la vera “rivoluzione copernicana è quella di mettere al centro della Cura, o comunque delle politiche della vecchiaia, l’abitazione degli anziani”. Per Mons. Paglia “il tema di come prendersi cura di tutta la popolazione anziana è diventato uno dei punti cruciali del futuro del nostro paese. Abbiamo pensato fosse indispensabile riportare l’attenzione sulla centralità del domicilio, che attraverso poi un continuum assistenziale possa ridare vita alle relazioni attorno a quest’ultimo, favorendo il cohousing e creando centri diurni”. La telemedicina può rappresentare uno strumento nel favorire la prevenzione e l’assistenza a domicilio. Troppo spesso, “ci si focalizza sulle RSA, ma non bisogna dimenticare che queste sono rappresentative solo di un decimo della popolazione anziana di cui bisogna prendersi cura. Ciò significa che il 90 per cento degli anziani non autosufficienti sta già nelle case, ma senza cura; un milione e tre di loro sono soli, senza alcun aiuto. Ecco perché il Governo si è preso la responsabilità di poter ripensare radicalmente il tema dell’assistenza, superando quel peccato originale che sta all’origine di tanti problemi, ovvero la divisione tra sanitario e sociale”.  

Sempre per quanto riguarda l’assistenza degli anziani Giorgio Casati, Direttore Generale Asl Roma 2, ricorda come “gran parte delle risorse del Sistema Sanitario Nazionale siano impiegate proprio per curare la popolazione anziana. Non è però sufficiente, perché il livello dei bisogni e delle attese delle persone è sicuramente superiore a quello che il sistema è in grado di erogare”. Di qui la necessità di capire in che misura la telemedicina potrà aiutare nel cercare di aumentare la capacità di fornire risposte ai cittadini e di arrivare il più vicino possibile al domicilio del paziente, in tutte quelle situazioni in cui la persona abbia difficoltà a muoversi. Casati ha illustrato le buone pratiche che la Asl Roma 2 ha messo in atto nella gestione di pazienti fragili, attraverso la telemedicina, con telemonitoraggio e televisite quotidiane e l’attivazione dei servizi necessari direttamente a domicilio del paziente. Si raggiunge così un’aumentata capacità di erogare un maggior numero di visite per un maggior numero di pazienti, avvicinandosi ad ognuno. 

Ad un aumento del numero di visite deve corrispondere un’adeguata risposta ai bisogni delle persone, come ha ricordato Angelo Tanese, Direttore Generale Asl Roma 1. Bisogna reinventare dunque un welfare con servizi adatti ai singoli pazienti. A tal proposito per Tanese la casa come primo luogo di cura va pensata in due modalità differenti. In primo luogo bisogna consentire di accedere ai servizi dal domicilio, quindi la casa diviene il luogo dal quale bisogna semplificare l’accesso verso i servizi. La seconda questione riguarda l’assistenza da casa di coloro che hanno necessità di ricevere cure. È nuovamente la persona il valore attorno al quale si concentra questo intervento, in quanto gli individui vanno conosciuti e riconosciuti: “quello che stiamo facendo è un lavoro di stratificazione, di identificazione delle persone, in modo che la quota di coloro che hanno maggiore bisogno di assistenza le valutiamo e le seguiamo in tutti i momenti della loro vita, con diversi livelli e diverse tipologie di assistenza e diversi livelli di intensità”. L’auspicio di Tanese è una collaborazione rinnovata con il comune di Roma e il coinvolgimento della comunità come rete sociale, aspetto fondamentale per intercettare gli invisibili in termini di bisogni. Parlando di tecnologia Tanese ha infine sottolineato come sia presente “il rischio che questa venga considerata la soluzione, mentre la soluzione è nell’approccio al problema”.

La moderatrice Felicia Pelagalli ha poi passato la parola ad Antonio Gaudioso, Capo Segreteria Tecnica del Ministro della Salute, il quale ha evidenziato la grande importanza del DM 71, che necessita però di una messa in pratica concreta ed efficace. Per quanto riguarda la domiciliarità “la casa deve essere sia uno spazio dove si possa accedere molto più facilmente ai servizi del SSN e dall’altra parte primo luogo di cura, ossia possibilità di dare delle risposte a domicilio a tutti i pazienti che ne hanno bisogno”. Di qui la necessità di “lavorare ad un’attività di empowerment e di investimento sul ruolo dei caregiver, elemento fondamentale di integrazione della presa in carico”.  Gaudioso ha ricordato come l’assoluta novità dell’approccio stia nel semplificare la vita delle persone, ossia fare in modo che il sistema ruoti, si costruisca e si plasmi sulla base dei bisogni del paziente. Nuovamente dunque ritorna la centralità del bisogno del paziente, riconosciuto da tutti i partecipanti al dibattito come guida per la programmazione di ogni azione ed intervento che si decida di attuare. 

Insieme a questo si colloca  la necessità di umanità che la cura dell’anziano si porta dietro, argomento riportato da Mauro Magatti, Università Cattolica di Milano. Fondamentale il “ripensamento del sistema per una sanità che includa anche la fragilità degli anziani” in quanto “ne va il nostro futuro come Paese e come democrazia. È un tema rilevante che va posto nella giusta evidenza dell’agenda politica e nell’agenda del Paese”. Magatti ricorda come non si possa immaginare questo cambiamento “senza il contributo del digitale, ma nello stesso tempo è evidente che il digitale non sarà la risposta” in quanto la soluzione passa anche dalla capacità di avviare dei processi che riguardano i territori dal punto di vista culturale, al fine di favorire processi di innovazione sociale.

Francesca Fedeli, Co-Founder FightTheStroke.org, interviene nel Tavolo come rappresentante di una fragilità relativa alle persone con disabilità, nel particolare da paralisi cerebrale infantile. Per quanto riguarda la fondazione FightTheStroke.org, già molto predisposta verso l’utilizzo della tecnologia, questa ha trovato nel Covid-19 una conferma della validità degli strumenti tecnologici utilizzati per la cura dei pazienti, al fine di abilitare alcuni tipi di risposte e servizi che altrimenti non avrebbero raggiunto i beneficiari in un momento di lock-down. Per Francesca Fedeli è ad oggi fondamentale “il ruolo chiave del terzo settore nel fare da collante fra quello che è il servizio strettamente medicale e il bisogno dell’utente”.  Il tema della comunità emerge anche nelle parole di Annalisa Mandorino, Segretario Generale di Cittadinanzattiva, la quale ricorda l’importanza dell’empowerment e del coinvolgimento delle comunità in questi percorsi, in quanto richiedono “grandi momenti di acquisizione di competenze e di consapevolezza da parte dei singoli cittadini e anche delle comunità di riferimento”. Per quanto riguarda la casa come luogo di cura, questa è da una parte la sede in cui la cura può arrivare nella forma dell’assistenza domiciliare integrata, che va rivista completamente e messa insieme a quella che è l’assistenza sociale (non come mera giustapposizione, ma come vera integrazione); dall’altra è anche il luogo dal quale la cura si può richiedere come accesso più facile ai servizi. Annalisa Mandorino sottolinea poi come “la tecnologia non risolva il problema, ma può, se compensata dalle competenze, diminuire i divari e assicurare servizi di prossimità, arrivando alle zone più remote del nostro paese attraverso la telemedicina”.

L’On. Antonio Palmieri, Deputato, Commissione Cultura, Scienza e Istruzione, richiama l’importanza della presenza di una cittadinanza attiva, in quanto “è fondamentale una consapevolezza diffusa del cambiamento di mentalità o conversione”. Per l’On. Palmieri momenti di riflessione come quello del Tavolo Fragilità e Telemedicina sono importanti e preziosi, in quanto possono “favorire consapevolezza e cambiamento di mentalità negli stakeholder”. È infatti rilevante non solo una mobilitazione dal basso, ma anche una consapevolezza da parte di chi ha la responsabilità di decidere. L’On. Palmieri sottolinea: “il digitale è uno strumento che aiuta a trovare la soluzione, ma rimane uno strumento”, mentre “è fondamentale tener presente che noi esseri umani siamo esseri relazionali”. La politica può infine implementare tutto quello che è previsto dal PNRR, ma anche creare leggi che portino una specifica mentalità all’interno del contesto sociale attuale. 

Anche l’On. Angela Ianaro, Deputata, Intergruppo parlamentare Scienza e Salute, ha focalizzato il suo intervento sulla parola comunità e in particolare su come la telemedicina possa facilitarne lo sviluppo. Per quanto riguarda la tecnologia “la risposta passa dal digitale ma non è solo il digitale, in quanto si tratta di uno strumento e non è un fine”. Resta fondamentale la necessità di investimenti in risorse, possibili con il PNRR, ma anche “dare risposte concrete” ai cittadini, questo anche attraverso un passaggio “dall’io alla comunità, momento fondamentale di transizione verso cui la nostra società deve inevitabilmente volgere”. L’obiettivo è quindi superare la frammentazione ed i dualismi: non più contrapposizione tra singolo e comunità e non più divisione tra sanitario e sociale (quello che il Mons. Paglia ha definito durante il suo intervento il “peccato originale”).  Si è focalizzata sul tema della fragilità anche Silvia Cerbarano, Presidente di Assi Gulliver, che ricorda come “fragili non sono solo gli anziani ma sono anche le persone con disabilità. Per pazienti come loro sicuramente la telemedicina è un’opportunità veramente preziosa”, in quanto significa sicuramente sollevare gli stessi, ma anche i caregiver, di tanta fatica. Bisogna poi porre “grande attenzione nell’identificare quali tipi di prestazioni sanitarie possano essere gestite a distanza senza pregiudicare l’efficacia della stessa, ma anche il benessere e del paziente e dell’operatore sanitario”. La casa come primo luogo di cura significa dunque alleviare le fatiche delle famiglie, “però con una personalizzazione estrema laddove possibile, per garantire che siano sempre prestazioni attente ai bisogni e alle condizioni personali dei pazienti”. 

Teresa Gamucci, Direttore UOC Oncologia Asl RM 2, riporta la sua esperienza di relazione con i pazienti, avvenuta “a distanza” durante la pandemia attraverso una piattaforma di telemedicina. Tale piattaforma ha affiancato un percorso per seguire a domicilio i pazienti con malattie neoplastiche, che sono in trattamento con farmaci orali. Nei casi in cui la visita consista nel fare un report di quello che è successo durante il mese, ad esempio, si evita al paziente tutto ciò che ruota intorno alla visita in ospedale. Un altro studio, riportato dalla dottoressa Gamucci, riguarda la delocalizzazione del follow up, ovvero visite di controllo una volta che paziente ha completato le sue cure, svolgibili al di fuori dell’ospedale in situazioni che siano più vicine a casa. Questo serve al paziente, ma al contempo fa in modo che l’ospedale sia utilizzato per operazioni che richiedono una più alta intensità di cura. 

Un’esperienza diretta con la telemedicina viene riportata anche da Rocco Rago, Direttore UOC Fisiopatologia della riproduzione Asl RM2. Infatti, la Asl Roma 2 ha avuto modo di confrontarsi con la telemedicina quando, durante lock down, le venne proposto di partecipare ad un progetto di rete con altri centri pubblici di medicina della riproduzione d’Italia. Attraverso la realizzazione di una piattaforma ad hoc vi è stata la possibilità di mantenere un contratto con le coppie anche nel periodo di lock down. Rocco Rago, il quale si è dichiarato orgoglioso del progetto portato all’interno del Tavolo di discussione, ha poi posto l’accento sulla famiglia come aiuto alla cura della fragilità, in modo particolare sui giovani come caregiver. Di qui la necessità di politiche che non investano solo sugli anziani, ma anche su progettualità verso i giovani e verso la famiglia.

Giuliano Castigliego, Psicoterapeuta, si trova in accordo con altri interventi precedenti richiamando al digitale come non solo strumento, ma come “possibilità di individuare una modalità di rapporto tra persone in difficoltà e persone che possono offrire servizi”. Castigliego ha poi ricordato che la fragilità è “un tema che riguarda tutti: noi tutti siamo fragili, ci siamo dimostrati fragili a maggior ragione durante la pandemia e siamo fragili adesso quando vediamo una guerra nel nostro continente. Quindi dove la digitalizzazione è lo strumento, la fragilità è la possibilità di prendere consapevolezza che è necessaria un’altra modalità di relazione e di rapporto con le persone”. Castigliego ha infine condiviso la sua esperienza di telemedicina come supervisione durante il lock down, nel momento in cui persisteva un’impossibilità fisica di contatto con il paziente.

Al termine del tavolo Giorgio Casati ha proposto un monitoraggio delle buone pratiche per quanto riguarda la telemedicina e la casa come primo luogo di cura, questo al fine di provare a renderle strumento disponibile per poter costruire anche altri servizi. Secondo Casati un punto di carenza nel dibattito è stata l’attenzione al mettere insieme mondo sociale e mondo della sanità, come anche la necessità di investimenti sul tema delle professioni sanitarie e socio sanitarie. Casati ha concluso incitando ad un “passaggio dalla cura della malattia al prendersi in carico in cura la persona”. Ne consegue che “per poter realizzare nuovi paradigmi abbiamo bisogni di medicina digitale, perché le persone devono essere conosciute e intercettate, nel senso che l’operatore sanitario deve essere in grado di ricostruire il quadro del paziente, favorendo di conseguenza l’integrazione tra i professionisti piuttosto che un’integrazione tra professionista e paziente”. 

Bisogna infine di ripensare un sistema di welfare in cui vi sono delle risorse in comune. Così ha ribadito Angelo Tanese, specificando che bisogna anche  monitorare tutta l’offerta che il privato sarà in grado di proporre a costi molto bassi, questo tramite una governance a livello istituzionale centrale, al fine di evitare un proliferare di iniziative che non necessariamente vanno nella direzione di quello che serve alle persone. Ha infine chiuso il tavolo l’On. Palmieri che, ringraziando nuovamente per l’iniziativa, ha ricordato che tramite la tecnologia è ad oggi possibile creare una società su misura come rivoluzione soprattutto per chi si deve prendere cura delle persone.

SALUTEDomani è un progetto di Culture in collaborazione con la Commissione europea e con il patrocinio della Pontificia Accademia per la Vita.

Scopri di più su: http://culturesrl.eu/salutedomani/

Dati e Intelligenza Artificiale – 20 aprile – SALUTEDomani

20 aprile – Dati e Intelligenza Artificiale in Sanità: questo il titolo del secondo Tavolo del progetto SaluteDomani (qui la diretta).

La proposta

Felicia Pelagalli, ideatrice del progetto e moderatrice del Tavolo, ha aperto l’incontro delineando il quadro della situazione in Italia: il Governo ha lanciato la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale, che si articola in 24 politiche da attuare dal 2022 fino al 2024; e definito il PNRR, che prevede due miliardi di investimento sulla sanità digitale. Tuttavia, nel programma strategico sull’IA, pur essendo la salute citata tra gli ambiti prioritari di applicazione dei sistemi di intelligenza artificiale, sembra poi scomparire dalle 24 politiche previste nel 2022-2024, declinate solo sulle imprese e sulla pubblica amministrazione.

La sfida proposta al tavolo è dunque quella di pensare a ciò che manca, ovvero a una proposta di applicazione dei sistemi di Intelligenza Artificiale all’interno dell’ecosistema sanitario, al fine di tutelare la salute dei cittadini.

Per quanto riguarda il PNRR, quattro le misure previste: (1) una piattaforma unica dei dati sanitari (EDS), dove i diversi dati regionali saranno interoperabili e confluiranno in un repository unico dei dati sanitari, con al centro il Fascicolo Sanitario Elettronico; (2) una piattaforma nazionale di telemedicina, dove tutti i servizi di telemedicina confluiranno; (3) servizi di telemedicina, teleconsulto, televisite e telemonitoraggio da applicare nella piattaforma nazionale; (4) competenze di sanità digitale.

Come saranno gestiti e analizzati i dati e come l’intelligenza artificiale supporterà i servizi di Telemedicina?

Il dibattito

Una delle problematiche che è stata maggiormente portata all’attenzione dei partecipanti è stata la fondamentale importanza di creare delle piattaforme che possano rendere accessibili e curati i dati, in modo che siano strutturati per poter essere utilizzati in maniera organizzata e uniforme dai vari enti di ricerca e ricercatori. Emanuele Di Angelantonio, Direttore Health Data Science, della Fondazione Human Technopole, ha posto l’attenzione sulle modalità con le quali il dato grezzo viene collezionato a livello sanitario con scopi di assistenza e di come questo debba poi essere lavorato per poter essere utilizzato per l’elaborazione, al fine di analisi e ricerca. La fase preanalitica è, dunque, fondamentale per poter fare in modo che il dato sia effettivamente utilizzabile. Ciò richiede un centro di competenza che possa realizzare questo processo.

Federico Cabitza, Prof. di Interazione Uomo-Macchina, dell’Università Milano Bicocca, ha portato la proposta di una Telemedicina Aumentata, con servizi ad alto valore aggiunto, parlando in parallelo di una medicina più sostenibile, rendendo più veloci le visite, accorciando le liste d’attesa, abbassando i costi logistici, e gli oneri documentari di cui si deve fare carico l’operatore sanitario tramite l’uso di sistemi di Intelligenza Artificiale.

Un altro degli aspetti fondamentali emersi dal tavolo, ricordato da Cabitza e poi sottolineato da Giorgio Casati, Direttore Generale Asl Roma 2, è la necessità di una visione che possa portare i medici a dare il loro contributo e la loro disponibilità, al fine di ovviare il fallimento di tale esperienza come molte altre che l’hanno preceduta. Marco Bentivogli, Coordinatore Base Italia, ha poi aggiunto che a tale contributo va affiancata una corretta formazione al fine di aumentare le competenze dei medici. Questo poiché il sistema sanitario all’interno del quale si vuole fare utilizzo dei dati e degli algoritmi di IA è un sistema che fa fatica a digitalizzarsi. Giulio Siccardi, direttore dei sistemi informativi Agenas, ricorda la necessità di creare un applicativo informativo sanitario semplice anche per i cittadini, in modo tale che possa essere di facile utilizzo anche per l’utente finale, garantendo un’interfaccia di utilizzo di facile comprensione.

Per realizzare tutto questo, è necessaria volontà politica e l’avvio di un progetto pilota, in cui valutare costo-efficacia, usabilità, adozione e impatto (sui diritti fondamentali). Tale volontà è, come ha ricordato Vittorio Calaprice, rappresentanza in Italia della Commissione Europea, ricorda che tale progettazione è affiancata da una strategia Italiana sull’IA che è allineata a quella Europea

Anche la Deputata Enza Bruno Bossio ha riportato l’attenzione alla problematica della scarsa accessibilità ai dati sanitari, dovuta anche al fatto che ogni Regione li conserva per sé. Dunque è principalmente un problema di tipo organizzativo. La proposta è, dunque, quella di un polo strategico nazionale, un cloud nazionale, in cui vengano conservati i dati più sensibili forniti da tutte le ASL, messi a fattor comune. Una volta sbloccata la parte burocratico-amministrativa, unitamente agli investimenti del PNRR sulla sanità digitale, allo sviluppo di competenze a livello di imprese e università, e all’interno di un ragionamento di una raccolta di dati all’interno di un cloud, può, secondo la deputata, cambiare qualcosa all’interno del panorama nazionale.

Grande importanza, come attore principale all’interno di tale innovazione, ha l’Agenas, delegata dal ministero della salute a gestire la transizione della sanità digitale e delle misure previste dal PNRR. Tra tali misure, vi è la piattaforma unica dei dati digitali o EDS (ecosistema dati sanitari) come deposito unico dove tutte le Regioni andranno a mettere i dati regionali in un sistema interoperabile; e la piattaforma nazionale di telemedicina.

A fornire indicazioni sul punto della strategia Agenas è l’ingegnere Giulio Siccardi, direttore dei sistemi informativi Agenas. Siccardi ha indicato come la strategia della sanità digitale si stia muovendo su due pilastri: (1) il fascicolo sanitario elettronico e la telemedicina, (2) una riforma con la costituzione dell’Agenzia per la sanità digitale presso Agenas. Tutti i pilastri si devono unire in un’unica architettura che possa permettere di condividere i dati e metterli a disposizione, non solo per migliorare le cure, ma anche per funzioni di governo e di ricerca. Gli investimenti sono 2.5 miliardi, e all’interno di questi Ageas sta per lanciare un progetto di applicazione dell’Intelligenza Artificiale in ambito sanitario, integrato con la casa come primo luogo di erogazione delle cure. L’obiettivo, inoltre, è quello di costruire una piattaforma italiana, su modello di altre già esistenti, di proprietà della pubblica amministrazione, che possieda una base dati che aiuti il medico di medicina generale all’interno del contesto della nuova assistenza territoriale nell’erogazione delle cure. Si apre qui il tema della certificazione del dispositivo medico: nel momento in cui l’applicazione entra nell’erogazione delle cure bisogna verificarne anche il livello di certificazione. 

Si tratta, all’interno di tale progetto, di una architettura unica per l’acquisizione dei dati. La piattaforma nazionale di telemedicina sarà composta da due parti: (1) i servizi minimi, quali la televisita, la teleassistenza, il telemonitoraggio e il teleconsulto; (2) i servizi abilitanti, che erogheranno i servizi di governo e messa a disposizione dei dati per la ricerca. 

Per quanto riguarda la televisita le applicazioni saranno di ausilio al medico in molteplici modi: (1) riconoscendo il comportamento visuale dell’assistito si può aiutare il medico nel segnalare difficoltà di comprensione da parte dell’assistito della domanda o del colloquio di interlocuzione; (2) suggerendo le domande da fare, ma lasciando libertà al medico; (3) suggerendo, in base alla loro conoscenza, delle altre opzioni (di diagnosi) a più alta probabilità. Si tratta di uno dei quattro servizi minimi che fanno parte della piattaforma nazionale.

Giorgio Casati, Direttore Generale Asl Roma 2, ha poi sottolineato l’urgente necessità di fare un salto di qualità, possibile solo se vengono cambiate radicalmente le politiche sulla parte informatica e digitale nelle aziende sanitarie, insieme alla messa a disposizione di fondi e risorse adeguate. Anche Giorgio Ventre, Prof. di Sistemi di elaborazione informazioni, Univ. Federico II Napoli, ha confermato come sia ingombrante il problema legislativo e normativo che porta le Regioni ad essere legate ai dati della sanità, che devono gestire e fornire. Se Ventre da un lato vede dunque con grande interesse la creazione di un deposito nazionale, ricorda però come sia necessario fare un’operazione di scelta con necessari interventi normativi. I soggetti pubblici devono invece affrontare il tema dell’innovazione, cercando di portarla all’interno dei propri processi, percorso che si aggancia al tema delle competenze. Il problema, infatti, non è trovare i talenti che possano gestire i processi informatici all’interno delle ASL, ma è quello di trovare competenze verticali e manager illuminati che siano in grado di voler affrontare questo processo di innovazione, processo non solamente di natura tecnologica, ma anche burocratica. Guido Scorza, Componente dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali, ha ribadito come il tema di regolamentare le competenze regionali contro quelle statali non sia affatto secondario. Senza valorizzare e standardizzare il patrimonio informativo pubblico non vi è spazio nemmeno per immaginare l’Intelligenza Artificiale all’interno della sanità. Il primo mattoncino resta dunque la messa a fattor comune del patrimonio informativo pubblico. Di eguale importanza è il tema dei diritti fondamentali, come il diritto alla salute, ma anche la protezione dei dati personali. Fondamentale iniziare sin dalla progettazione, privacy by design. Molto utile questo Tavolo, rendiamolo permanente, propone Guido Scorza.

Oltre all’importanza di mettere i dati in comune e renderli disponibili, presupposto tecnologico e fattuale secondo Giusella Finocchiaro, Università di Bologna, è emersa l’importanza che la messa in comune dei dati sia conforme alla normativa vigente. La strada che è stata proposta da Giusella Finocchiaro è quella di percorrere i nuovi trend normativi che vengono dal regolatore europeo: elaborare un modello che permetta, nel rispetto della protezione dei dati personali, di utilizzare i dati anche per finalità di ricerca scientifica. Anche l’intervento successivo si è concentrato sulla tematica della regolamentazione. C’è bisogno di regolazione sui modelli che contano. Questo quanto ha sottolineato Luca Bolognini, Presidente Istituto italiano Privacy. Vi è il bisogno di basi normative e di regolamentazione. Bisogna chiedere all’Autorità di esserci nella modellizzazione di alcune buone pratiche: anonimizzare i dati, sintetizzarli e come far leva sui consensi e la volontarietà dei dati dei pazienti. Nuovamente  Bolognini torna sul tema della sostenibilità, in quanto c’è bisogno di trasformatori e valorizzatori di dati in ottica di Intelligenza Artificiale. Oltre alla tematica della regolamentazione, Enrico Santus, Esperto AI, ha ricordato la necessità di un’IA che deve essere regolamentata in un contesto in cui il numero di leggi sta crescendo ogni anno. Bisogna tutelare il paziente e chiunque utilizzi l’IA, ma non bisogna nel frattempo tagliare le gambe all’innovazione. Per quanto riguarda la centralità del dato, creando un sistema con i dati all’interno di un polo nazionale, Santos spiega che non crede quella sia la direzione necessariamente da prendere, ma una delle direzioni possibili, in quanto l’IA permette anche di tenere i dati all’interno delle regioni, creando delle interfacce che permettano di comunicare tra queste. 

Decentralizzazione verso centralizzazione del dato, è stato un dibattito che si è qui aperto. Giulio Siccardi ricorda che i progetti della tessera sanitaria e del fascicolo sanitario elettronico sono stati gestiti centralmente da un’unica società. Ciò funziona in tutta Italia. La decentralizzazione è data anche dalla diversità dei dati raccolti, che sono di una pesantezza tale da essere impensabile una loro centralizzazione. La televisita non centralizza dati, ma va ad attingere lì dove servono. Luca Sambucci, Notizie.ai, si è infine agganciato alla tematica della necessità di personale formato, portata in luce da Casati. Bisogna far percepire il valore di tali innovazioni anche ai medici: non manca la tecnologia, manca l’organizzazione. Le competenze digitali nelle università ci sono, negli ospedali forse meno. Il rischio è quello di venir curati da degli emarginati digitali. Serve infine un finanziamento adeguato a tutto ciò.

Il secondo appuntamento del Tavolo sarà il 18 maggio.

Qui il manifesto del progetto SaluteDomani.

Competenze Digitali – 13 aprile – SALUTEDomani

13 Aprile – Come sviluppare competenze digitali in sanità?

di Felicia Pelagalli e Sara Michielin

Mercoledì 13 aprile si è inaugurato il progetto Salute Domani con un primo Tavolo interamente dedicato alle Competenze Digitali. Numerosi e ricchi gli interventi dei relatori presenti, guidati dalla moderazione di Felicia Pelagalli, fondatrice di Culture.

La proposta

Alla domanda centrale “come sviluppare competenze digitali in sanità?” è seguita la proposta, lanciata da Felicia Pelagalli, di individuare una figura, all’interno di ogni struttura sanitaria/distretto, che possa farsi promotrice del cambiamento, della cultura digitale e delle competenze tecnologiche. I punti guida: (1) il contesto, mappare l’articolazione delle strutture sanitarie e il numero delle risorse umane coinvolte; (2) definire il profilo professionale della figura e le sue competenze; (3) la selezione e la modalità di individuazione di tali figure; (4) la loro formazione, con il supporto delle università; (5) il rilascio di certificazioni, con micro-credenziali sul modello europeo; (6) un percorso di carriera riconosciuto; (7) la formazione di una comunità come movimento culturale; ed infine (8) la verifica di tutto il processo.

Il dibattito

Rossana Ugenti, Direttore Generale Professioni sanitarie del Ministero della Salute, ha posto l’accento sulla necessità di individuare figure che sappiano inserirsi in un contesto di riforma del territorio, con un tessuto interdisciplinare e di lavoro in equipe multiprofessionali. Queste sfide possono essere supportate da strumenti di Sanità Digitale, utilizzabili unicamente da professionisti adeguatamente formati sia durante il percorso universitario, che nell’ambito del sistema di educazione continua. È necessario, come rilevato da Sergio Pillon, Coordinatore della Trasformazione Digitale presso Asl Frosinone, e come ripreso da  Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università di Firenze, che tutto ciò venga accompagnato da un riconoscimento del ruolo di tali figure professionali, nell’affiancamento alla direzione strategica.

Vittorio Calaprice, della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, soffermandosi sul tema della formazione, ha ricordato come la Commissione Europea stia lavorando con la bussola digitale a quattro punti cardinali: 1) le skills, ossia l’investimento nelle competenze digitali avanzate, 2) il rafforzamento delle infrastrutture e della capacità di calcolo per la raccolta e monitoraggio dei dati a livello nazionale ed europeo, 3) un incremento delle realtà che possano competere a livello mondiale, 4) la digitalizzazione dell’insieme delle attività di amministrazione pubblica. Numerosi i programmi europei già di supporto alla formazione, come Youth For Health, Europa Digitale ed Horizon Europe, e le attività di rafforzamento dell’ecosistema digitale con obiettivo 2030.

Le università e la riforma delle lauree in medicina: multidisciplinarietà ed integrazione di competenze

È il professor Andrea Lenzi, Presidente Comitato Nazionale per Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio, ad aprire la discussione in merito ai luoghi di formazione. Lenzi, come verrà poi sottolineato anche da Alessandra Petrucci, Rettrice all’università di Firenze, pone l’accento sulla necessità di assicurare processi di democrazia nella salute sia per i pazienti, che devono essere raggiunti tutti in modo equo tramite la telemedicina ed essere ugualmente alfabetizzati al digitale, sia per gli operatori sanitari. Altro problema non banale, le infrastrutture, che devono essere adeguate alla formazione ricevuta dai professionisti. Da non sottovalutare la necessità, evidenziata dall’On. Anna Laura Orrico, Deputata Commissione Attività Produttive, di fare in modo che tali figure fungano da intermediari, agevolando e facilitando il dialogo tra chi produce e crea innovazione nel settore della salute, e chi poi si occupa quotidianamente della salute delle persone. Dibattuta la questione se una sola figura sia sufficiente per ciascun distretto sanitario o se sia più opportuno pensare ad un team, per tener conto, come sottolineato dal professor Pillon, dell’articolazione delle esigenze presenti in ciascun territorio. Il professor Pillon ha ricordato, infatti, come questa figura non debba essere un tuttologo, ma un coordinatore. La prof.ssa Maria Carla Gilardi, Preside della scuola di medicina dell’Università Milano Bicocca, ha infine evidenziato la necessità di una formazione strutturata, con un approccio pervasivo e integrato. Tale modalità può essere adottata a diversi livelli: sanitario, dei cittadini e della formazione universitaria. 

Tornando al tema dell’interdisciplinarietà, Alessandra Petrucci, Rettrice dell’Università di Firenze, ha rimarcato che al fine di sviluppare le competenze richieste non sarà sufficiente una formazione inerente alla sola informatica, ma saranno necessarie un insieme di conoscenze acquisite nel campo della statistica, fisica ed ingegneria; discipline fondamentali nel momento in cui si inizi a parlare di dati ed algoritmi. Non si tratta però di un solo corso formativo, ma tantimattoncini”, inseriti in sistemi orizzontali e verticali. La professoressa Maria Triassi, Preside della Scuola di Medicina Università Federico II di Napoli, rileva come sia infine fondamentale decidere e definire le modalità tramite le quali fornire tali competenze e il loro riconoscimento.

L’organizzazione sanitaria

Una volta condivisa, all’interno del Tavolo, l’importanza di individuare una figura professionale preparata e di alto profilo, Daniela Donetti, ASL Viterbo, ha sottolineato come questa debba avere anche competenze che aiutino a comprendere il funzionamento dei sistemi. Tale figura, oltre ad essere di alto profilo, deve essere in grado di leggere il processo, il percorso di cura, i sistemi organizzativi, al fine di aiutare, la struttura di appartenenza, nelle scelte di orientamento e di innovazione. Rientrano all’interno delle conoscenze anche tematiche come la privacy, la sicurezza, la certificazione dei dispositivi medici. Narciso Mostarda, Direttore Generale dell’Ospedale San Camillo di Roma, ha affermato con forza che si tratta di una necessità di inserimento professionale estremamente urgente, portando l’attenzione ai luoghi di formazione, che dovrà essere fatta anche sul campo (ad esempio, negli ospedali) oltre che nelle università.

Eugenio Santoro, dell’Istituto Mario Negri ha infine auspicato la definizione di un modello chiaro e scientifico di Sanità Digitale, al fine di orientare la formazione e agevolare gli aspetti di ricerca. 

Il prossimo appuntamento

La ricchezza degli interventi e delle idee emerse nel tavolo Competenze Digitali sarà approfondita e sviluppata ulteriormente all’interno di un secondo incontro, il giorno 11 maggio 2022.

Per rimanere aggiornati sugli sviluppi del Tavolo e dell’intero progetto Salute Domani (con gli altri due Tavoli di lavoro “Dati e IA” e “Fragilità e Telemedicina”) sono reperibili ulteriori informazioni nell’home page del sito di Culture.

La salute di domani si costruisce oggi, insieme.

Il Manifesto – 8 aprile – SALUTEDomani

8 aprile – Al via Salute Domani, un grande progetto comune per promuovere la Salute del XXI secolo.

A che punto siamo con l’innovazione dell’ecosistema  salute rispetto a obiettivi e strumenti del PNRR?

Superare la frammentazione e generare comunità. Sono questi i due principi su cui fondare il nostro essere in salute nel XXI secolo.

Immersi in una cultura di specializzazione e separazione dei saperi, dei territori, degli individui, abbiamo perso di vista l’unità e la complessità dell’essere in relazione. E allora il pubblico contrapposto al privato, l’ospedale al territorio, lo Stato alle Regioni, il medico di base agli specialisti, le scienze esatte agli studi umanistici, il corpo alla mente, il cittadino al paziente. Appartenenze sempre più rigide e difensive, individui sempre più parcellizzati. Ma l’avvio del nuovo secolo ci segnala che così non funziona. Le sfide sono globali, il destino è comune. Abbiamo bisogno di ripensare valori culturali e infrastrutture su cui basare le nostre società e la nostra salute.

Il programma NextGenerationEU e il piano per la ripresa dell’Italia, il PNRR, offrono l’occasione per ripensare il sistema e lavorare insieme, verso un comune obiettivo. Ma bisognerà uscire da orticelli e inerzie. 

È con questo intento che diamo vita al progetto SaluteDomani: uno spazio e un metodo per collaborare, per far nascere nuove idee, per fare sintesi, per attuare. Oltre le frammentazioni, con spirito di comunità e responsabilità collettiva.

Nuovi modelli organizzativi, sviluppo dei territori, valorizzazione delle comunità. Partiamo da questi assi per tracciare il nostro spazio d’azione intorno a  tre Tavoli di Lavoro:

  1. SaluteDomani – Competenze Digitali

  2. SaluteDomani – Dati e Intelligenza Artificiale

  3. SaluteDomani – Fragilità e Telemedicina

Ci siamo dati anche un tempo. Due incontri per ciascun Tavolo, il primo incontro ad aprile e il secondo a maggio, e poi un grande momento comune di sintesi, a giugno/luglio, per presentare alle istituzioni le proposte e pianificarne l’attuazione.

Salute Domani, un progetto aperto a tutti coloro che vorranno farne parte.

PRIMI FIRMATARI:

Felicia Pelagalli, Culture

Luciano Floridi, Università di Oxford e Università di Bologna

Mons. Vincenzo Paglia, Pontificia Accademia per la Vita

Mauro Magatti, Università Cattolica di Milano

Maria Carla Gilardi, Università Milano Bicocca

Annalisa Mandorino, Associazione Cittadinanzattiva

Rossella Muroni, Deputata della Repubblica

Barbara Caputo, Politecnico di Torino

Anna Laura Orrico, Deputata della Repubblica

Teresa Gamucci, UOC Oncologia Asl RM 2

Andrea Lenzi, CNBBSV Presidenza del Consiglio

Sandra Zampa, già Sottosegretaria per la Salute

Federico Cabitza, Università Milano Bicocca

Giuliano Castigliego, Uma.na.mente

Marco Bentivogli, Base Italia

Angela Ianaro, Deputata della Repubblica

Antonio Palmieri, Deputato della Repubblica

Francesca Fedeli, FightTheStroke

Rocco Rago, UOC Fisiop. Riproduzione Asl RM 2

Enza Bruno Bossio, Deputata della Repubblica

Sergio Pillon, Asl Frosinone

Giorgio Ventre, Università di Napoli  Federico II

PARLANO DI NOI:

TRUST TALK | Fragilità – 28 aprile

28 aprile ore 11:30 – “Sala Marconi” Piazza Pia 3, Città del Vaticano e Live sui canali social di Culture e InnovaFiducia, torna il ciclo Trust Talk con un nuovo appuntamento dedicato al tema della Fragilità.

Felicia Pelagalli, Founder Culture, dialogherà con Mons. Vincenzo Paglia, Presidente Pontificia Accademia per la Vita, Presidente della Commissione riforma dell’assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana e autore del libro “La forza della fragilità” Editori Laterza, la Senatrice Valeria Fedeli, già Ministra per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca del Governo Gentiloni, Membro della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani, Senatrice del Partito Democratico, e Federico Fubini, giornalista, vicedirettore del Corriere della Sera.

Fragili. Ecco cosa siamo tutti

Crisi demografica, invecchiamento della popolazione, cura degli anziani, fragilità geo-politica.

Il titolo di questo incontro è emblematico, se non qualificante, del periodo storico che stiamo vivendo. Fragili erano i soggetti a rischio individuati dal Piano nazionale vaccini anti-Covid-19, come fragile è stato definito dai quotidiani il percorso diplomatico che ha accompagnato l’escalation della guerra in Ucraina.

Ecco dunque l’urgenza di un dialogo sulla fragilità per individuare i punti sui cui lavorare, affinché la fragilità possa divenire spunto per l’implementazione di piani d’azione e per la sua riscoperta in opportunità e forza.

Qui per seguire la diretta 

 

#IL FUTURO DELL’IA quale ruolo per l’Italia nella sfida dell’Intelligenza Artificiale?

25 febbraio – presso la Camera dei Deputati si è svolto l’incontro promosso da Fortune Italia e l’Intergruppo parlamentare Intelligenza artificiale, dal titolo “Il futuro dell’IA – Quale ruolo per l’Italia nella sfida dell’Intelligenza Artificiale?”.

Alessandro Fusacchia, Coordinatore dell’Intergruppo parlamentare IA, ha aperto l’incontro invitando a riflettere sulla necessità di “un massiccio investimento da fare su noi stessi per acquisire nuove competenze e capacità, per governare gli sviluppi tecnologici e metterli al servizio dello sviluppo umano”. Il Coordinatore dell’Intergruppo parlamentare IA ha poi specificato lo scopo dell’evento: “alimentare e animare un dibattito internazionale sull’Intelligenza Artificiale e fare in modo che sia sempre
meno una questione per addetti ai lavori e sempre più una questione di cittadinanza”.

Emanuele Bevilacqua, direttore di Fortune Italia, ha ricordato che quella portata dall’Intergruppo parlamentare “non è una questione di tecnologia, ma è una questione di antropologia. “Siamo davanti ad una trasformazione che richiede l’allargamento delle competenze certamente dal punto di vista tecnico, ma anche la collaborazione di tutte le aree, anche così diverse e lontane da quelle puramente tecnologiche, perché l’Intelligenza Artificiale possa fare dei passi avanti nella direzione più adatta e più giusta per noi”.

Il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao ha sottolineato la necessità di “vedere l’IA come un’opportunità per far fare un salto in avanti alle nostre imprese, utilizzandola in maniera più strategica sia come Governo, che come settore industriale ed economico per cercare di essere sempre più competitivi”. Dunque un’IA “non fine a se stessa, ma importante per il Paese, per i settori produttivi, per la società, per la giustizia sociale e per la sostenibilità”. Il Ministro ha posto poi l’attenzione sul rischio di divenire “i leader della Regulation della IA e non i leader della IA”, ponendo un accento sulla necessità di spingere l’innovazione in una semplificazione che possa favorire le piccole e medie imprese e la pubblica
amministrazione. Ecco perché Fortune Italia ha in programma, insieme all’Intergruppo parlamentare Intelligenza artificiale, una serie di eventi dedicati al dibattito e al confronto in materia.

All’interno dell’incontro si sono susseguiti numerosi ospiti appartenenti al mondo istituzionale, della formazione e imprenditoriale. Il dibattito si è incentrato anche sul Programma strategico intelligenza artificiale 2022 – 2024, varato dal Governo italiano lo scorso novembre, atto a definire i pilastri delle strategie di sviluppo dell’AI: costruzione di competenze e sostegno pubblico alla ricerca.

Competenze, Formazione e Investimenti, Imprese e Ricerca sono state le parole chiave che hanno dominato le discussioni all’interno dei vari tavoli.

Lo sforzo del Regolamento al quale si sta lavorando è quello di dare un modello di sviluppo digitale europeo. Infatti la Commissione Europea ha costruito il suo ecosistema digitale europeo proprio fondandosi su quei principi, quei valori, quei diritti che fanno parte della nostra identità giuridica, ma anche umana e culturale. Questi principi guidano, e guideranno anche in futuro nella costruzione della sovranità digitale europea attraverso il contributo delle tecnologie più adeguate. Sarà fondamentale definire cosa sia l’IA, quali siano i suoi usi ad alto rischio, i divieti e le responsabilità che la caratterizzano. Fondamentale sarà anche la tematica della formazione e dello sviluppo della ricerca, possibile questo solamente tramite adeguati investimenti.

Con la moderazione di Felicia Pelagalli, si è aperta una discussione intorno al tavolo “Quale contributo dell’Italia alla regolamentazione europea?“, ove hanno dialogato Enza Bruno Bossio, Deputata, co-relatrice del parere della Camera sul regolamento IA; Anna Laura Orrico, Deputata, co-relatrice del parere della Camera sul regolamento IA; Eleonora Faina, Direttrice Generale di Anitec-Assinform e Diletta Huyskes, Responsabile advocacy di Privacy Network.

All’interno di questo spazio è emerso come ad oggi l’Intelligenza Artificiale sia “maturata al punto da rappresentare il fattore fondamentale di trasformazione della società” e come “ stia già influendo e ancora più influirà sulle attività economiche, fornendo opportunità sempre maggiori alle imprese e allo sviluppo economico e tecnologico”. Bisogna “evitare da una parte prescrizioni ingiustificate e nello stesso tempo stare attenti ai rischi. In questo ragionamento diventa fondamentale il tema delle competenze, ma anche delle competenze di base, ovvero come anche gli stessi consumatori possano essere resi sostanzialmente consapevoli”.

Si tratta, infine, di “creare un quadro regolamentare che faccia crescere questo settore e nello stesso tempo possa limitare i rischi”. Secondo Anna Laura Orrico è necessario, al fine di approfondire la tematica IA in tutte le sue sfumature, circondarsi e ascoltare tutti gli esperti, tutti gli stakeholders che da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista sociale ed imprenditoriale stanno analizzando il fenomeno, lo vivono da dentro e lo costruiscono.

Analizzando i dati disponibili, Felicia Pelagalli ha evidenziato come i maggiori player di Intelligenza Artificiale nel mondo siano, in ordine: Stati Uniti, Cina, Unione Europea, Uk, per poi seguire il resto del mondo.

La percentuale delle imprese che utilizzano almeno una tecnologia di Intelligenza Artificiale è in media l’8% in Europa, con la Danimarca che ha una punta del 24%, la Germania dell’ 11%, mentre l’Italia scende al 6%.

I dati migliorano per l’Italia nel settore della robotica: la percentuale delle imprese che in Europa utilizzano Robot è del 2% e in Italia il 3%, dunque leggermente meglio della media Europea, con la Danimarca che è sempre in anticipo sugli altri paesi.

Il tema delle imprese e degli investimenti è secondo Felicia Pelagalli fondamentale, e può “accompagnare un regolamento che tuteli sviluppo IA e innovazione nelle imprese”.

I dati sono stati sottolineati anche da Eleonora Faina, la quale, al fine di un aumento della penetrazione dell’IA nel sistema produttivo nelle piccole e medie imprese, ricorda l’importanza di elementi quali la strategia del Governo, e la leva delle competenze, non solo per lo sviluppo ma anche per la recettività delle imprese all’IA, attivazione di investimenti e competenze in merito alla cybersecurity.

Diletta Huyskes ha sottolineato, infine, come a differenza di Paesi come Stati Uniti e Cina “che non hanno un governo dell’Intelligenza Artificiale”, l’Europa sia invece “la prima potenza al mondo a parlare di diritti tecnologici e regolamento”.

I tavoli sono stati molteplici, come le tematiche che ne sono scaturite. Per l’Europa urge investire sulle competenze e trovare un equilibrio tra una regolamentazione che protegga i cittadini, ma al contempo non ostacoli l’innovazione.

Per riveredere l’incontro: webtv.camera.it

Sara Michielin

4 weeks 4 inclusion

12 Novembre ore 20:00 live su YouTube, Facebook e Twitter

Indovina chi viene a cena? Imparare la fiducia

La fiducia è la base. In assenza di fiducia, scrive Luhmann, un individuo non potrebbe neppure alzarsi dal letto la mattina perché verrebbe assalito da una paura indeterminata e paralizzante.
La fiducia riduce la complessità del mondo. E con il diverso? Come facciamo a fidarci? I pregiudizi ci portano a reazioni emozionali sottili e automatiche; creano paura.

Partiremo dai pregiudizi razziali – i più evidenti – per apprendere i linguaggi e gli strumenti che alimentano la fiducia nelle relazioni.

Culture partecipa alla “4 weeks 4 inclusion” (200 aziende coinvolte in una maratona digitale dedicata alla diversità e all’inclusione). Culture ci sarà con il Trust Talk “Indovina chi viene a cena? Imparare la fiducia”.

Appuntamento il 12 novembre, alle ore 20:00

LINK DIRETTA:  https://youtu.be/BZ1gb1Sd5_s

OSPITI DEL TALK

Alessandro Fusacchia (Deputato, Intergruppo parlamentare sull’Intelligenza Artificiale),

Vera Gheno (sociolinguista)

Antonio Nicita (Professore Ordinario di Politica economica all’università Lumsa)

Giangiacomo Rocco di Torrepadula (Artista)

INTRODUCE E MODERA

Felicia Pelagalli (Ceo Culture, Autrice del libro: “Fiducia nel XXI secolo”)

Fiducia nel XXI secolo

23 settembre – presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati, conferenza stampa di presentazione del libro Fiducia nel XXI secolo, edito da luca sossella editore.

L’autrice, Felicia Pelagalli, ne parlerà con Mons. Vincenzo Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita;  l’On. Rossella Muroni e l’On. Alessandro Fusacchia, Deputati di FacciamoEco;  il prof. Luciano Floridi, Filosofo dell’Università di Oxford; il prof. Mauro Magatti, sociologo ed economista dell’Università Cattolica di Milano. Tutti presenti nell’opera Fiducia nel XXI secolo.

Appuntamento giovedì 23 Settembre alle ore 12:00 presso la sala stampa di Palazzo Montecitorio e in diretta sulla Web TV della Camera dei Deputati.

Un libro collettivo per ritrovare, attraverso il confronto e l’interrogazione, un impegno. 

Quindici dialoghi per varcare la linea tra l’incertezza e la domanda, tra il dubbio e l’interrogazione, tra la paura e la ricerca.

Ma come costruire oltre questa riga?  Con quali strutture mettere le persone nuovamente in relazione?  Dove sono finiti gli intellettuali durante la crisi? Dov’è l’intelligenza artificiale, cosa ci dicono i big data?

Nel libro si tratta di ritrovare, attraverso il confronto e l’interrogazione, un impegno. Una fiducia che si prenda cura della relazione con una reciproca promessa, come in origine nella sua radice latina, una fiducia che chiami alle nuove generazioni, non per risolvere i problemi di quelle vecchie ma per far loro domande nuove, nuove come lo sono loro.

Felicia Pelagalli è presidente dell’Associazione InnovaFiducia e docente di Etica e Interpretazione del dato complesso nel Master Big Data dell’Università Sapienza di Roma. Imprenditrice, nel 2008 fonda “Culture”, società di dati e comunicazione. Psicologa, esperta di innovazione e analisi del dato testuale, dalla fine degli anni ’90 indaga le trasformazioni umane e culturali che accompagnano la rivoluzione digitale

“La Salute in Movimento”, una lezione dalla crisi pandemica

3 settembre – L’intervista rilasciata da Felicia Pelagalli, al quotidiano Il Foglio, sui risultati del progetto sociale “La salute in Movimento”: un progetto sociale nato per dare voce e corpo a nuove idee, volte a migliorare il sistema salute. Il progetto è stato ideato e pensato da Novartis Italia e da Culture, società che si occupa di cultura e innovazione fondata nel 2008 da Felicia Pelagalli, che racconta l’iniziativa. 

“Salute in Movimento”. Come nasce il progetto?

Siamo partiti dall’insegnamento dato dalla crisi pandemica, che ha svelato due aspetti fondamentali: il primo è che la salute è un concetto ampio, che non include solo la sanità come assenza di malattia, ma riguarda il benessere individuale e collettivo, è una dimensione centrale della nostra esistenza da cui dipende la nostra felicità, la nostra vita sociale e quella economica; il secondo è che siamo tutti interconnessi, quindi il benessere dell’”io” deve andare di pari passo con quello del “noi”. Da queste due direttrici è nato, per comune iniziativa di Culture e Novartis Italia, “La salute in Movimento”, un progetto sociale che nel nome ha il suo intento: Movimento come muovere, cambiare, il sistema salute e Movimento come aggregazione di persone, istituzioni, associazioni, imprese, università. Un “noi” che spinge il cambiamento.

Come ogni “MOVIMENTO”, anche questo ha il suo Manifesto. 

Si, abbiamo elaborato un Manifesto, il “Manifesto per la Salute del XXI secolo” che si compone di sei principi, i sei driver di cambiamento del Sistema: Visione, per un salute globale che non lasci nessuno indietro, Governance, per ridisegnare il sistema, Competenza, poiché è necessario sviluppare cultura e competenze tecnologiche, Intelligenza, umana e artificiale, Umanità, per ricostruire fiducia nel futuro guardando ai più fragili e, infine, Relazione, ovvero superare la logica individuale e porre al centro le relazioni. Questo Manifesto, ideato in collaborazione con l’Università Humanitas, il Politecnico di Milano, l’Università di Napoli Federico II ed altri, ad oggi è stato firmato da oltre 200 persone, tra cui esperti, scienziati, imprenditori. Insomma, un riscontro di sottoscrizioni e adesioni molto ampio. 

Qual è l’obiettivo del progetto?

Non volevamo fermarci a una semplice dichiarazione di valori e di intenti, ma trasformare i principi in azioni concrete. Per questo, abbiamo organizzato un’Agorà di due giorni, condotta in collaborazione con la Rappresentanza della Commissione Europea in Italia, in cui i sei principi del Manifesto sono diventati sei Tavoli di lavoro, con più di 70 esperti coinvolti. Sono stati realizzati sei progetti portati poi all’attenzione delle istituzioni presenti, in vista del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i cui fondi potrebbero essere utilizzati anche per finanziarli. L’obiettivo, quindi, è quello di trovare soluzioni, non parlare solo delle cose che non funzionano, ma ideare e presentare proposte alle istituzioni per provare a cambiare le cose. 

Perché questa voglia di cambiamento?

La voglia di cambiare nasce quando le cose non funzionano. La pandemia ha dimostrato che l’attuale sistema sanitario, così come pensato e costruito in ottica ospedalocentrica, non funziona, lo abbiamo visto. Sono stati fatti errori che hanno portato il sistema sanitario ad essere così impreparato. L’errore principale, a mio avviso, è stato innanzitutto nella separazione, perché la medicina per lunghi anni ha vissuto di specializzazioni, abbiamo segmentato un intero che è l’essere umano, l’uomo. Poi, dal punto di vista delle risorse umane, sono stati fatti troppi tagli in passato, soprattutto nelle strutture territoriali, concentrando tutto su pochi ospedali. Infine, mancano le competenze sulle nuove tecnologie, fondamentali per guardare al futuro, non possiamo guardare alla salute solo quando ci ammaliamo, è troppo tardi. 

Quali, dunque, le proposte di “Salute in Movimento”?

Durante l’Agorà sono stati ideati nuovi progetti. Ad esempio, uno di essi vuole migliorare la rappresentazione pubblica di Scienza e raccontarla con un format innovativo, che spazia dalla serie TV al videogame; un altro si concentra sulla formazione, attraverso l’istituzione di una Academy per formare le nuove competenze dei professionisti della salute. Quello che mi sta a cuore personalmente riguarda l’Intelligenza Artificiale: abbiamo immaginato un’architettura per far diventare il sistema sanitario un ecosistema data-driven, con un flusso di raccolta dati capillare, mediante data stewards presenti in ogni struttura sanitaria, insieme a due, o tre centri di competenza per l’analisi centralizzata dei dati, con data scientists che elaborano strategie e sistemi di intelligenza artificiale. I dati che abbiamo visto nella pandemia sono stati prevalentemente numeri, ma il dato come informazione è ben altra cosa. Ci vorrà del tempo per creare la cultura dei dati, fondamentale per creare una visione nel lungo periodo.

Caterina Somma

Intervista pubblicata il 3 settembre 2021 nell’inserto Il Foglio Salute, del quotidiano ©IlFoglio

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Agorà “Salute è Cultura”

30 giugno e 1 luglio in diretta su Youtube

Agorà "SALUTE É CULTURA"

Un grande incontro e un piano d’azione per la Salute del XXI secolo.

Il 30 giugno e il 1 luglio 2021 appuntamento, in una grande piazza digitale, per tutti coloro che hanno a cuore il tema della salute. Scienziati, accademici, associazioni, cittadini, istituzioni e imprese, si incontreranno, nella due giorni del progetto “La Salute in Movimento”, per tradurre i sei principi del Manifesto Salute del  XXI secolo in sei azioni progettuali.

Sei principi, sei tavoli di lavoro, sei azioni per il programma #NextGenerationEU.

Partiremo dalle sei parole guida del Manifesto per la Salute del XXI secolo: Visione, Competenza, Governance, Intelligenza, Umanità, Relazione.

Mattina 30 giugno (ore 10:00-13:00)

Pomeriggio 30 giugno (ore 15:00-16:30)

MAXXI 1 luglio (ore 10:00-13:00)

Webinar – CardioAritmologia e Sanità Digitale

La trasformazione digitale in Sanità: a che punto siamo arrivati? Quali spunti per il futuro?

Il convegno organizzato da MIDI 2007 vuole approfondire tematiche relative alla digitalizzazione in sanità (in particolare in cardiologia).

Durante la prima sessione del 10 giugno, che vedrà l’incontro con esperti delle innovazioni digitali in sanità, parteciperemo alla discussione con la presentazione del progetto La Salute in Movimento

Fiducia nel XXI secolo…On Air

8 Giugno ore 11.35 circa in diretta a RADAR

Il magazine radiofonico “RADAR. Segnali dalla scienza, dalla cultura, dalla società” a cura di Daniela Picoi domani ospiterà Felicia Pelagalli, CEO Culture, per parlare del suo nuovo libro “Fiducia nel XXI secolo” edito da Luca Sossella Editore.

L’intervista sarà in diretta dalle 11.35 circa sulle frequenze di Radio1 RAI per il Friuli Venezia Giulia e in diretta streaming e podcast dal sito www.sedefvg.rai.it.

TRUST TALK | Estraneità

25 Maggio ore 19:00 live su You Tube, Facebook e Twitter

TRUST TALK | Estraneità

Arriva un nuovo Trust Talk, il ciclo di incontri realizzato in collaborazione con InnovaFiducia

Contenitori di senso per semi di futuro.

L’incontro del 25 maggio sarà “Estraneità” con Giangiacomo Rocco di Torrepadula e Antonio Nicita.

Ad un anno dalla morte di George Floyd, il tema del pregiudizio e dell’odio è ancora molto acceso.

Come lottare contro la paura, i pregiudizi e l’odio?

L’incontro sarà in diretta streaming su Youtube, Facebook e Twitter.

RELATORI

Felicia Pelagalli (CEO Culture e Presidente InnovaFiducia)

dialoga con

Giangiacomo Rocco di Torrepadula (Artista),

Antonio Nicita (Professore Ordinario di Politica economica all’università Lumsa).

Fiera Didacta 2019

10 Ottobre 2019 - FIRENZE, Fortezza da Basso | Saletta Lorenese (E10) ORE 13:00
Come far incontrare giovani e imprese per progettare insieme il lavoro del futuro?

Il digitale dà forma alle nostre identità, cambia le relazioni con gli altri e con i contesti a cui apparteniamo, muta la concezione del tempo e dello spazio, trasforma profondamente il lavoro e la formazione.

Occorrono spazi di riflessione per ricostruire fiducia e speranza nel futuro.

Iniziamo da una piattaforma comune di reciproca conoscenza e ascolto.

Relatori

  • Paolo Ghezzi, Direttore Generale InfoCamere
  • Marco Bentivogli, Segretario Generale FIM-Cisl
  • Felicia Pelagalli, Presidente InnovaFiducia, Docente Università Sapienza di Roma
  • Sara Funaro, Assessora Educazione, Università e Ricerca, formazione professionale, diritti e pari opportunità – Comune di Firenze
COME RAGGIUNGERE L'EVENTO
MAPPA DELLA FIERA
Psicologia e Istituzioni

Psicologia e Istituzioni. 30 anni di formazione in psicoterapia, cura e promozione della salute mentale

28 marzo 2024 – Siamo lieti di annunciare la nostra partecipazione al convegno “Psicologia e Istituzioni. 30 anni di formazione in psicoterapia, cura e promozione della salute mentale“, che si terrà mercoledì 4 aprile a partire dalle ore 10.00 presso nella Sala Capitolare del Convento di S. Maria Sopra Minerva, in Piazza della Minerva, 38 – ROMA.

Una giornata organizzata su iniziativa del Senatore Gianni Berrino, volta ad incentivare la cooperazione tra istituzioni e professionisti della  psicologia.

Per saperne di più clicca QUI

Well@Work

Well@Work -Uniti per una salute globale sostenibile

19 marzo 2024 – Siamo lieti di annunciare che martedì 26 marzo prenderemo parte all’evento Well@Work, organizzato da HRC International Group e dedicato ai temi del benessere e della salute.

La nostra Felicia Pelagalli sarà nel primo panel del mattino (ore 10.10) con: Cesare Buquicchio (Giornalista e Direttore Scientifico del progetto CreSP dell’Università di Pisa); Giordano Fatali (Presidente di HRC International Group e Fondatore di CEOforLIFE); Massimo Angileri (General manager – Dedalus Italia); Anna Maria Bencini (General Manager-Takeda Italia); Stefano Grieco (CEO and VP- Nokia Itlia); e Teresa Zompetti (GDirettore Scuola e Sostenibilità-Sport e Salute).

A moderare sarà la bravissima Raffaella Cesaroni, Giornalista di Sky TG24.

Da non perdere!

Per iscrizioni e programma:
Well@Work

Data Talks

L’Europa è pronta a liberare il pieno potenziale dei dati sanitari

15 marzo 2024 – Accordo politico raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE

Importante accordo politico raggiunto oggi tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’UE sullo European Health Data Space (EHDS) – uno dei pilastri centrali dell’Unione europea della salute. Il regolamento, proposto dalla Commissione europea nel maggio 2022, ha due obiettivi principali: mettere i cittadini al centro dell’assistenza sanitaria, dando loro pieno controllo sui propri dati per ottenere una migliore assistenza sanitaria in tutta l’UE, aprire i dati alla ricerca e agli usi per la sanità pubblica.

L’accordo raggiunto dai co-legislatori stabilisce regole chiare per l’uso dei dati sanitari per migliorare la prestazione dell’assistenza sanitaria, la ricerca, l’innovazione e l’elaborazione delle politiche. Le nuove norme valorizzeranno il potenziale offerto dallo scambio, dall’uso e dal riutilizzo sicuro e protetto dei dati sanitari, garantendo nel contempo il pieno rispetto degli elevati standard di protezione dei dati dell’UE.

Con le nuove regole, i cittadini avranno accesso immediato e facile ai loro dati sanitari digitali ovunque si trovino nell’UE. Gli operatori sanitari potranno accedere alle cartelle cliniche di un paziente quando necessario per il trattamento in uno Stato membro diverso, consentendo una presa di decisione basata sulle evidenze, nel pieno rispetto delle norme dell’UE sulla protezione dei dati. L’EHDS crea inoltre un solido quadro giuridico per il riutilizzo dei dati sanitari a fini di ricerca, innovazione e sanità pubblica. I dati contribuiranno allo sviluppo di trattamenti salvavita e di medicine personalizzate, ma miglioreranno anche la preparazione alle crisi, in conformità con le condizioni rigorose di sicurezza e accesso ai dati e nel rispetto dei diritti fondamentali.

Il 13 marzo, abbiamo approfondito il tema a “DataTalks, Verso lo spazio europeo dei dati sanitari”, con: Antonio Parenti, Direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea; l’On. Simona Loizzo, Presidente dell’Intergruppo parlamentare sulla Sanità Digitale; Guido Scorza, Componente Garante per la protezione dei dati personali; Giorgio Metta, Direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia; Felicia Pelagalli, Direttore Culture.

Un accordo importante per i cittadini europei  che avranno  un accesso più rapido e più semplice ai dati sanitari elettronici, indipendentemente dal fatto che si trovino nel loro Paese d’origine o in un altro Stato membro. Avranno inoltre  un maggiore controllo sul modo in cui vengono utilizzati i dati. I paesi dell’UE saranno tenuti a istituire un’autorità  sanitaria digitale  per attuare le nuove disposizioni.

L’EHDS fornirà inoltre ai ricercatori e decisori istituzionali l’accesso a tipi specifici di  dati sanitari sicuri, consentendo loro di sfruttare il vasto potenziale offerto dai dati sanitari dell’UE per informare la ricerca scientifica nell’interesse pubblico.

L’accordo provvisorio raggiunto oggi tra il Consiglio e il Parlamento modifica la proposta originaria della Commissione in una serie di settori chiave, tra cui:

  • opt-out: gli Stati membri possono consentire ai pazienti di rinunciare all’accesso ai propri dati sanitari, sia da parte di un operatore sanitario (uso primario) sia per un ulteriore utilizzo (uso secondario, sempre a rigorose condizioni), tranne che per finalità di interesse pubblico, elaborazione delle politiche, statistiche e scopi di ricerca nell’interesse pubblico
  • informazioni riservate : se i pazienti scelgono di limitare le informazioni, gli operatori sanitari potranno accedere ai dati sanitari riservati solo in situazioni di interesse vitale
  • dati sensibili: gli Stati membri possono adottare misure più rigorose che disciplinano l’accesso a determinati tipi di dati sensibili, come i dati genetici, a fini di ricerca
  • titolari di dati fidati: al fine di ridurre l’onere amministrativo, gli Stati membri possono istituire titolari di dati fidati che possano elaborare in modo sicuro le richieste di accesso ai dati sanitari
  • risultati clinicamente significativi: se i ricercatori informano gli organismi di accesso ai dati sanitari (HDAB) di risultati che potrebbero avere un impatto sulla salute di un paziente i cui dati sono stati utilizzati nella ricerca scientifica, l’HDAB può informare il titolare dei dati di fiducia che deve informare il paziente o l’autorità competente trattare gli operatori sanitari in merito a questi risultati

L’accordo provvisorio dovrà ora essere approvato dal Consiglio e dal Parlamento. Verrà poi adottato formalmente da entrambe le istituzioni previa revisione giuridico-linguistica. Il regolamento entrerà in vigore 20 giorni dopo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’UE.

k4bitz

Verso lo spazio europeo dei dati sanitari, per trasformare il futuro della medicina

14 marzo 2024 – Su k4bitz l’articolo di Massimo Canorro dedicato al convegno Data Talks del 13 marzo.

La raccolta e la gestione dei dati sanitari, compresi quelli pseudonimizzati per il monitoraggio dei servizi di telemedicina, e l’implementazione di progetti di intelligenza artificiale, secondo le nuove direttive delineate nel decreto Pnrr. Temi cruciali che sono stati affrontati durante l’evento “Data Talks” a Roma, organizzato da Culture con il Parlamento europeo e la Commissione europea.

Leggi l’articolo completo QUI.

Data Talks

Data Talks I Una giornata di confronto verso lo Spazio Europeo dei Dati Sanitari

29 febbraio 2024 – Siamo lieti di annunciare il Convegno “Data Talks”, Una giornata di confronto verso lo Spazio Europeo dei Dati Sanitari.

Migliorare l’assistenza sanitaria e stimolare la ricerca. Sono queste le finalità a cui vuole rispondere lo spazio europeo dei dati sanitari, rendendo disponibili in un formato europeo comune i dati provenienti da cartelle cliniche, prescrizioni elettroniche, immagini diagnostiche ed esami di laboratorio.

I negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione Europea sono in corso per definire un quadro normativo comune che regoli la condivisione dei dati sanitari tra gli Stati membri. Rapidi i progressi compiuti sui principali aspetti tecnici del regolamento, su cui c’è sostanziale accordo. Tuttavia, una questione critica che richiede ulteriori discussioni riguarda la possibilità per i pazienti di rinunciare all’uso secondario dei propri dati sanitari. Su questo punto, vi sono posizioni divergenti: armonizzare le regole a livello europeo introducendo per tutti un meccanismo di opt-out (possibilità di opporsi all’utilizzo dei propri dati) o lasciare tale decisione agli Stati membri?

Novità importanti anche in Italia. Nel Consiglio dei Ministri n.71 del 26 febbraio è stato approvato lo schema di decreto legge recante “Ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del. Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR)” il cui art. 44, sul governo della sanità digitale, prevede che:

«Al fine di consentire il monitoraggio dell’erogazione dei servizi di telemedicina necessario per il raggiungimento degli obiettivi riconducibili al sub-intervento di investimento M6C1 1.2.3.2 “Servizi di telemedicina”, tra cui il target comunitario M6C1-9, nonché per garantire la tempestiva attuazione del sub intervento M6C1 1.2.2.4 “COT-Progetto pilota di intelligenza artificiale”, l’AGENAS avvia le attività relative alla raccolta e alla gestione dei dati utili anche pseudonimizzati, garantendo che gli interessati non siano direttamente identificabili.».

E all’art. 46: «I dati personali relativi alla salute, pseudonomizzati, sono trattati, anche mediante interconnessione, dal Ministero della salute, dall’Istituto superiore di sanità (ISS), dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (INMP), nonché, relativamente ai propri assistiti, dalle regioni e dalle province autonome, nel rispetto delle finalità istituzionali di ciascuno, secondo le modalità individuate con decreto del Ministro della salute, adottato ai sensi del comma 1 previo parere del Garante per la protezione dei dati personali.”

Ne discuteremo insieme il 13 marzo 2024, all’Europa Experience – David Sassoli, in Piazza Venezia, 6 Roma

Save The Date.

Per partecipare inviare una mail a: info@culturesrl.eu 

In alternativa, link alla diretta QUI

Spazio Europeo dei Dati sanitari

A che punto siamo con lo spazio europeo dei dati sanitari?

27  febbraio 2024 – Lo Spazio Europeo per i Dati Sanitari è un regolamento che intende migliorare l’assistenza e la ricerca attraverso la condivisione dei dati clinici.  La sua approvazione permetterebbe di migliorare l’assistenza sanitaria e stimolare la ricerca. Tuttavia i negoziati tra Parlamento, Consiglio e Commissione Europea sono ancora in corso.

A che punto siamo arrivati? Quali passi sono stati compiuti? Quali sarebbero i pro e i contro?

Ce lo spiega Felicia Pelagalli nel suo articolo su Wired Italia.

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