Salute Domani, la trasformazione digitale secondo il Pnrr

26 maggio – L’intervista rilasciata da Felicia Pelagalli alla Rivista Medico e Paziente

L’aggiornamento tecnologico e digitale del nostro sistema sanitario è uno degli obiettivi principali della Missione 6 (quella che riguarda la salute) del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr). Questo passaggio fondamentale per il nostro sistema sanitario è il tema di Salute Domani, una serie di web talk organizzati da Culture srl, società di ricerca e comunicazione, in collaborazione con la Commissione Europea, con il patrocinio dell’Accademia Pontificia per la Vita. Il primo incontro virtuale di Salute Domani sulla Digital Health ha affrontato il quadro delle misure specifiche per la sanità digitale indicate nel Pnrr:

Quattro misure per la Digital Health

La prima misura è riferita all’Ecosistema dei dati sanitari (EDS), una piattaforma di Data Repository centralizzata, dove andranno a confluire tutti i dati trasmessi dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie, dagli enti del Servizio Sanitario Nazionale. La piattaforma sarà alimentata dai dati rilasciati dal sistema Tessera Sanitaria. Il Fascicolo Sanitario Elettronico diventa quindi, così implementato, il focus del governo della sanità digitale, con nuove linee guida per una interoperabilità regionale e nazionale sotto il coordinamento e controllo di Agenas, allineato con i sistemi di interoperabilità anche in ambito europeo.

La seconda misura è la Piattaforma Nazionale di Telemedicina dove confluiranno tutti i servizi di telemedicina sul territorio nazionale.

La terza misura sulla telemedicina nasce dalla Conferenza Stato-Regioni, in seno alla quale sono state scelte due regioni, la Puglia e la Lombardia, per fare da ‘apripista’, al fine di sviluppare piattaforme verticali di telemedicina. Queste due regioni svilupperanno applicazioni pilota, con televisita, teleconsulto, telemonitoraggio e telecontrollo.

La quarta misura è riferita alle competenze di sanità digitale. Il Ministero della Salute, il Ministero della Transizione digitale e Agenas, quest’ultima delegata specificatamente alla sanità digitale, dovranno sviluppare tali competenze, con la formazione per i cittadini, che dovranno essere in grado di utilizzare gli strumenti di sanità digitale, per gli studenti e per gli specializzandi in medicina e per l’intera organizzazione delle professioni sanitarie.

Creare un corretto scambio di dati sanitari a vantaggio dei cittadini

Per trasformare la sanità di oggi, oltre a guardare alle infrastrutture e alla medicina territoriale si dovranno considerare quelle tecnologie digitali in grado di aiutare a raggiungere meglio e più velocemente gli obiettivi di tutela della salute del cittadino”.

Lo afferma Felicia Pelagalli, CEO di Culture srl, che aggiunge:

“Mettere a fattor comune i dati è un passaggio importante, ma non significa necessariamente centralizzare. I dati possono essere anche decentralizzati, sarà poi l’algoritmo a prenderli, secondo le necessità. L’importante è creare delle porte di entrata e di uscita.”

“È necessario un repository  – spiega Pelagalli – che utilizzi gli stessi linguaggi, che consenta di far ‘parlare’ tutti i depositi regionali di dati, per cui, il cittadino paziente che passa dall’ospedale di Milano all’ospedale di Napoli, ad esempio, non abbia necessità di portarsi dietro i faldoni di carte e di esami, con la sua storia clinica. Il percorso di cura dovrà essere accessibile in qualsiasi Regione il paziente si trovi. Tutto ciò dovrà anche essere allineato alle linee guida europee. Così come accade con la nostra tessera sanitaria, che ci consente di accedere a tutti i servizi in Italia ed in Europa”.

Intelligenza artificiale e diritti umani

Quando si parla di dati sanitari, di telemedicina e di utilizzo dell’intelligenza artificiale entrano in gioco questioni che vanno al di là dell’aspetto organizzativo dei sistemi sanitari. Come sottolinea Pelagalli:

È necessario rendere l’IA affidabile ed in linea con i valori europei, quindi con la tutela dei diritti umani. Questo è il punto davvero importante”.

“Gli Stati Uniti – spiega Pelagalli – stanno sviluppando l’intelligenza artificiale in una condizione di deregolamentazione e di grande sviluppo commerciale, vedasi le 5 grandi aziende che si occupano di IA e di sviluppo digitale in quel Paese. Quindi, gli USA hanno un modello molto liberale e orientato allo sviluppo commerciale. La Cina, invece, ha un modello statale che tende a controllare i propri cittadini. In mezzo c’è l’Europa, che è caratterizzata da una cultura di attenzione ai diritti umani e alla loro tutela. L’intelligenza artificiale che si sta sviluppando in Europa dovrà necessariamente essere basata su regole certe, di cui i cittadini si possano fidare, e che rispettino i diritti umani fondamentali”.

Un’idea di come in Europa si stia lavorando su questi aspetti si può avere leggendo la bozza dell’Artificial intelligence act (The AI Act).

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